Dobbiamo, noi comunicatori italiani (fotografi, giornalisti, divulgatori, illustratori), riuscire ad essere più efficaci nel conquistare il pubblico alla causa della conservazione della natura. Più rigore, più etica, più preparazione, più impegno.
Lo esigono il rispetto del nostro lavoro, il confronto coi nostri colleghi all'estero - UK innanzi tutto - ma soprattutto le straordinarie risorse che il nostro Paese ancora (ancora, non riesco a usare questo avverbio senza pensare ad Antonio Cederna che vi ironizzava argutamente sopra) possiede.
C'è un pubblico distratto, imbolsito dalla routine artificiale della vita in città e ipnotizzato dai riti del consumo, da attrarre, coinvolgere, informare. Troppo pochi, pochissimi, quelli dalla nostra parte.
Eppure lo spettacolo è lì, dietro l'angolo.
L'atmosfera di un'alba, l'affanno di un cervo in corsa, l'azzurro quasi dipinto di una Rosalia alpina, nientemeno che un orso - vero! libero! - che sbuffa e mastica e bighellona davanti alle lenti del teleobiettivo (tutte le riprese sono di ieri al parco nazionale d'Abruzzo, Lazio, Molise; NB per ingrandire le foto occorre cliccarvi sopra) sono immagini davanti a cui cadrebbero tanti veli di indifferenza.
Come in poche altre fasi della loro storia almeno recente, a me sembra, la vita di tanta parte degli italiani è avviluppata dal degrado morale e materiale, dalla volgarità e dall'egoismo, da un darwinismo sociale degno di miglior causa.
Facciamo parlare la bellezza.