Ancora sulle nevi del parco nazionale d'Abruzzo, stavolta per un workshop all'insegna della ... bufera!
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Sottotitolo: trantran. Sveglia. Alle 5 - ma poi anche alle 5 e 5, e un'altra alle 5 e 10 per sicurezza: sempre. Sono fuori casa alle 5 e 30 e attraverso la strada, oh, trovando quasi sempre un qualche passante che mi guarda perplesso. Andarsene a quell'ora per la città - e lui, allora? - con quello zaino e quella specie di fucile (cavalletto al carbonio... mai visto uno eh?). Al box, ormai quasi una succursale di Decathlon, metto nell'auto il solito kit stagionale e cioè scarponi & ghette, ciaspole e bastoncini, catene. GRA e autostrada e statale nel buio. Scelta del bar dove fare colazione con l'auto ben in vista, poi sms "arrivato" a chi lo aspetta al risveglio. Curve. E curve. Oggi anche ghiaccio, piano. L'alba è passata ma la strada non finisce, poi finamente parcheggio. Entro nel bosco a piedi, su per il sentiero, nel silenzio totale. Adoro il silenzio di un bosco innevato. Le ciaspole non servono, la neve tiene testa ormai a fatica a quest'inverno troppo tiepido e lascio le mie impronte per un bel tratto accanto a quelle di una volpe. Un'ora così a camminare. Tambureggiare di picchi, sarà il rosso maggiore o magari il dorsobianco ? Appunto mentale: a casa ripassare i relativi mp3. Poi il sole che ha scavalcato il crinale inizia a filtrare tra i faggi e allora apro il cavalletto. Monto il 12-24 e mi dedico alle inquadrature e solo allora, chiaro, un fruscio crescente s'alza nel bosco. Faccio appena in tempo a cercare con lo sguardo che quattro caprioli in corsa mi sfilano davanti, a venti metri. Incontro inusuale, in questo settore d'Appennino. Mmm... Proseguo il mio giro sbucando in una radura e poi piegando all'aperto sul crinale. L'ho fatto con la cautela dettata dall'esperienza, ma i due grifoni che s'alzano dalla roccia dov'erano posati sono davvero fuori portata anche del 500. Ok, ancora foto ai faggi. E all'imbuto superbo della valle, che s'inarca prima e dopo il torrente rivestita solo di boschi. I grifoni ora sono cinque e volteggiano senza sforzo apparente sulle dorsali rivestite di bianco. Le ore passano e quand'è ora di scendere finalmente eccole, prima il maschio e poi anche lei decisamente più grossa. Sfiorano le chiome intrecciando le traiettorie, mi lasciano sperare in qualcosa in più ma invece niente, e le spirali si avvitano con più decisione verso il cielo. Non stacco gli occhi dal binocolo ma le aquile infine s'allontanano verso est. Se almeno fossero passate a sfiorare quella roccia da includere nell'inquadratura, non dico proprio sfiorarsi gli artigli ...
Il ritorno alla tana, naturalmente, è assai più penoso dell'andata e .. chi ha inventato le metropoli ? Prima della doccia uno sguardo alla scheda, ma tanto lo so già: cinque foto da salvare e centoquaranta nel cestino. E niente aquile, e niente grifoni, e niente caprioli. Magari domani andrà meglio. A Roma stasera 16°. La scorsa settimana erano (eccezionalmente) -4°. Nonostante il rialzo delle temperature, però, la neve ricopre ancora le più alte montagne del Lazio. Oggi erano inaccessibili ai normali automezzi tutte le strade rurali di accesso alle aree montane. Con Adriano abbiamo provato - tra Cicolano e Duchessa - quelle verso l'altopiano di Rascino, la valle di Malito, il borgo di Cartore: nulla da fare.
Ci siamo consolati con lo spettacolo dei grifoni a Petrella Liri, quindi abbiamo ripiegato verso i sempre splendidi Fondi di Jenne, sui vicini Simbruini. In basso le foto scattate durante un paio d'ore di ciaspolata (cliccare sulle miniature per ingrandirle). Sono appena tornato da un viaggio in Engadina, Svizzera. Niente da dire sulla bellezza dei luoghi che d'altronde conoscevo già, sull'organizzazione turistica o tantomeno sul senso civico che informa di sé ogni aspetto delle attività umane locali - non ultime le sempre rifornite mangiatoie per passeriformi lungo i sentieri della splendida val Roseg, ben note ai fotografi naturalisti. Unica nota stonata che mi ha fatto riflettere, l'aria fritta di buona parte dell'abbondante materiale promozionale distribuito a turisti e giornalisti. Possibile che pure mete consolidate come queste possano dotarsi di centinaia di pagine patinate - a distribuzione gratuita, dunque destinate a tirature altissime - con dentro (quasi) il niente? Con quale credibilità si propongono lunghi elenchi di località (per non far torto a nessuno), tutti descritti come assolutamente perfetti per ogni tipo di attività - dall'uncinetto alla pesca a strascico? Non è certo così che si fa un servizio al visitatore, aiutandolo ad orientarsi e informarsi.
Anche nella mitica Svizzera e anche continuando a leggere quel che riportano ogni giorno le prime pagine di Repubblica & co., insomma, un cittadino italiano ha trovato qualcosa di che consolarsi. E il Bernina Express ha fatto pure ritardo... Secondo me pochi ambienti naturali hanno il fascino della faggeta. La casa dell'orso, la fabbrica dell'ossigeno. Ieri ho passato il pomeriggio in una delle più belle che abbiamo nel Lazio, intorno ai Fondi di Jenne (sui Simbruini). Verso il tramonto si sono create situazioni di luce bellissime, con la neve che faceva da enorme pannello riflettente. La foto pubblicata è stata fatta col 500 mm, per schiacciare la prospettiva ed esaltare l'effetto dello sfocato in primo piano.
Studi dell'Università della Tuscia sugli ecosistemi forestali hanno documentato la capacità di un bosco di faggi di sottrarre all'atmosfera circa 6 tonnellate di carbonio per ettaro all'anno. Come dire, il ritratto a una boccata d'aria. Due o tre branchi di lupi, per un totale di circa quindici individui. Centoventi-centocinquanta cervi, reintrodotti dal parco negli ultimi anni. E poi la Tagliata di Vallepietra, il pianoro di Camposecco, la faggeta di Campo dell’Osso, le rocce del Tarino: i Simbruini sono Appennino vero a un’ora o poco più dal Grande Raccordo Anulare di Roma. Un serbatoio di biodiversità e di bellezza, una banca di ossigeno. Nato nell’ormai remoto 1983, con trentamila ettari il più grande del Lazio, nonostante gli sforzi di molti il parco resta una realtà dalle potenzialità in buona parte inespresse. Stamani la galaverna che addobbava i faggi era uno spettacolo; e ciaspolando fin sotto al Viglio ho incontrato piste di lepri, cinghiali e di un lupo. Ma le auto che salivano da Filettino portavano solo sciatori.
Giovedi 14 mi hanno invitato a una tavola rotonda a parlare di "Perchè i parchi non fanno notizia?". Temo di conoscere la risposta che darebbero quei turisti in tuta colorata. |
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