Una crisi che non ha uguali nel pur travagliato percorso ventennale che oggi ricordiamo, come del resto non ha uguali il ministro che ora deve finalmente andarsene e che sarà ricordato non solo per i suoi tagli finanziari. Questo ministro, infatti, ha discreditato i parchi, li ha offesi e ha offeso i suoi amministratori e operatori accusandoli di sperpero e di carrierismo, rifiutando qualsiasi serio confronto come mai nessun ministro prima di lei si era permesso di fare (ndr - per continuare la lettura cliccare su Read more in basso a destra).
Una crisi che non ha uguali nel pur travagliato percorso ventennale che oggi ricordiamo, come del resto non ha uguali il ministro che ora deve finalmente andarsene e che sarà ricordato non solo per i suoi tagli finanziari. Questo ministro, infatti, ha discreditato i parchi, li ha offesi e ha offeso i suoi amministratori e operatori accusandoli di sperpero e di carrierismo, rifiutando qualsiasi serio confronto come mai nessun ministro prima di lei si era permesso di fare (ndr - per continuare la lettura cliccare su Read more in basso a destra).
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Oggi a Firenze si è svolta la prima Assemblea per il rilancio dei parchi, organizzata dal Gruppo di San Rossore di cui faccio parte. Io non sono potuto andare ma Renzo Moschini, l'indiscusso deus ex machina dell'operazione, salendo sul treno che lo riportava a casa mi ha comunicato la sua soddisfazione. Sala piena (più di cento persone), presenze importanti e significative, soprattutto un bel clima di cui si sentiva il bisogno visti i tempi che corrono. Certo bisognerà vedere come tradurre politicamente e operativamente tutto questo, ma insomma per ora si porta a casa il risultato. D'altronde, segnali che la misura sia colma e che la voglia di movimento stia finalmente superando la rassegnazione arrivano da più parti. Per esempio da Roma, dove un piccolo gruppo di persone provenienti anche (e non solo) dal mondo dei parchi ha redatto un documento per togliere dal dimenticatoio le politiche di programmazione del territorio della Capitale e del Lazio. Dove ai parchi le giunte Alemanno & Polverini riservano ben poche attenzioni e tutte nella direzione sbagliata. Il documento è lungo ed analitico (lo trovate qui) ma contiene affermazioni sacrosante, come ad esempio quelle sul rispetto dell'Agro romano e la sua vocazione agricola, sul rapporto dalle potenzialità ancora inesplorate tra parchi periurbani e parchi montani del Lazio, sull'applicazione del piano paesistico regionale approvato dalla giunta nel 2007 ma dall'iter ancora non concluso. Sui tanti parchi da tempo commissariati e senza direttore e con i piani approvati (compresi quelli economico-sociali) in attesa del traguardo finale del Bollettino Ufficiale. Il domento, che si può leggere e sottoscrivere sul sito indicato, sarà presentato nel corso di un'Assemblea pubblica presso il cinema Farnese sabato 12 marzo alle ore 10 in piazza Campo dei Fiori a Roma. Andiamo avanti.
Nato da una riunione al parco toscano di San Rossore nello scorso ottobre (ne accennavo qui), il movimento di idee per rilanciare i parchi italiani al centro di una crisi senza precedenti sta facendo i suoi passi. E' adesso pronto il Manifesto del movimento, che raccoglie le firme dei promotori e di altri conosciuti rappresentanti del mondo culturale che ruota attorno alle aree protette. E' un allarme di straordinario rilievo per l'Italia dei parchi, messa sotto scacco da una politica ottusa ma prim'ancora da una società egoista e senza guida, che tarda - altro che primati da sbandierare - ad allinearsi all'Europa. E' un documento rivolto innanzitutto ai cittadini, agli amici dei parchi, a chi ne avverte l'importanza strategica e insostituibile per la nostra qualità della vita, per il futuro nostro e dei nostri figli, per il nostro definirci un Paese civile. Il Manifesto é questo. Nell'attesa che si affinino gli aspetti organizzativi, l'adesione per il momento può essere comunicata inviando una mail a questo sito, specificando nome, cognome, eventualmente professione/qualifica e città. Toscana, Italia. Dalla splendida tenuta di San Rossore, enclave di verde e silenzio nell'affollata piana costiera tra Pisa e Viareggio, prova a partire un movimento di idee e nuova linfa rivolto a un mondo che si pensava ormai delineato nelle sue linee essenziali e con una sua affermata liturgia. L'Europa e il suo distaccato magistero. Le dirigistiche pavidità del ministero. Il sostanziale disinteresse delle Regioni. Le aree protette sotto la regia equilibristica di Federparchi. Legambiente e Wwf, con i dovuti distinguo, interessate benedicenti. Dietro il sipario, però, dalla Valle d'Aosta alla Sicilia, c'è che i parchi chiudono ...
(continua sul prossimo numero di ToscanaParchi) I soprintendenti archeologi hanno preso carta e penna per scrivere una lettera al loro ministro, Sandro Bondi, a capo del ministero per i Beni e le Attività culturali. Gli hanno scritto che non sono d'accordo con le sue esternazioni successive al crollo di Pompei, laddove attribuiva le colpe all'incapacità dei soprintendenti e alla loro mancanza di managerialità. Tra i firmatari della missiva v'è anche la soprintendente di Pompei, nominata ad ottobre da Bondi. Fa bene leggerla, è una lettera piena di rispetto istituzionale ma anche di dignità.
I presidenti dei parchi nazionali e l'associazione che li rappresenta, Federparchi, in queste ore stanno felicitandosi con la loro ministro Stefania Prestigiacomo per il recupero dei fondi ordinari ai parchi nazionali in precendenza tagliati "per errore". "Uno stanziamento che mette in sicurezza i parchi e consente di lavorare con serenita' per il futuro'', ha dichiarato alle agenzie la Prestigiacomo, affrettandosi ad aggiungere che "bisogna immaginare una modalità di gestione diversa per non avere un problema, di anno in anno, a tutte le finanziarie". Finanziare i propri parchi nazionali e cioè tra i tesori della nostra comunità, di noi italiani (oltre che motori di sviluppo, locale e sostenibile), per lo Stato - il personalissimo Stato di Berlusconi e di chi l'ha votato - dunque è "un problema" che ha pure l'odiosa cadenza della Quaresima o dell'ora legale. C'era un tempo in cui chi dirigeva le aree protette si vantava che i parchi non fossero soprintendenze. Non uffici burocratici eteroguidati ma strutture autonome e dinamiche. Oggi il mio plauso va ai soprintendenti. Oggi pomeriggio ho partecipato all'evento (non saprei come altrimenti definirlo) "Parchi: patrimonio e risorsa d'Italia", a Roma, organizzato da Federparchi e ministero dell'Ambiente. Era presente anche il ministro, Stefania Prestigiacomo. Elenco le (scarse) notizie. Notizia numero uno (peraltro già trapelata). "Il problema del taglio di 30 milioni ai parchi nazionali è di fatto già superato". Parola della ministra, "si è trattato di un errore, guardate" ha detto alla platea (teatro Sala Umberto, vuoto per oltre la metà). Commento (mio): meglio così, ma sarò più tranquillo quando leggerò la correzione di rotta sulla Gazzetta Ufficiale. La ministro ha ringraziato per il sostegno in questa "battaglia" Federparchi - che ha ricambiato, più e più volte. Notizia numero due. Il ministro ha salutato "con grande affetto il presidente delle Cinque Terre (agli arresti domiciliari perchè sospettato di illeciti nella gestione dell'ente parco nazionale, ndr), sperando che risolva i suoi problemi". Commento (sempre mio): poca sorpresa, la maggioranza di cui la signora Prestigiacomo fa parte non ha mai fatto del rispetto del lavoro della magistratura un suo vibrante vessillo. No, non mi pare. Notizia numero tre. Il ministro ha aggiunto che in prospettiva sarà obbligatorio battere nuove strade per il finanziamento dei parchi, "per questo io già al mio insediamento avevo proposto che diventassero fondazioni o comunque si ricorresse ai privati". Stessa diagnosi scandita in precedenza dai compagni di maggioranza D'Alì (presidente della Commissione Ambiente al Senato) e Diaconale (presidente del parco nazionale Gran Sasso-Laga), con le sole argomentate riserve di Mario Tozzi (presidente del parco nazionale Arcipelago toscano). Commento ( ancora mio): sui parchi il centro-destra non riesce a produrre culturalmente nulla di più che il taumaturgico mantra dell'autofinanziamento. E questo denota miseria intellettuale per il centro-destra, ma soprattutto è un problema per il Paese e per i parchi. Avanti così, facciamoci del male. I parchi? In Italia oggi ci sono e rappresentano uno dei pochi ostacoli alla deregulation dilagante. Però devono essere governati da politiche di coordinamento (nazionali e regionali) che mancano, e poi vincolati a uno scopo, al limite divenire strumenti "a geometria variabile". Inoltre: va recuperato il rapporto dal basso con il mondo del volontariato e più in generale con l'opinione pubblica, vista l'inefficacia al riguardo di Federparchi ("un gruppo di presidenti e basta", cui alcuni parchi non verseranno più la quota associativa) e delle associazioni ambientaliste ("ormai ridotte a progettifici"). Il 13 scorso a Pisa ho partecipato a un incontro davvero interessante tra esperti di aree naturali protette, organizzato da Renzo Moschini e dal comitato scientifico della collana di libri sui parchi da lui diretta per conto delle Edizioni ETS. Vi hanno partecipato, oltre al sottoscritto: Renzo Moschini; Patrizio Scarpellini, direttore del parco ligure di Montemarcello-Magra; Maurizio Burlando, direttore del parco ligure del Beigua; Antonello Nuzzo, consulente di Federparchi ed ex-dirigente Regione Toscana; Valter Zago di Europarc Italia; Carlo Alberto Graziani, giurista ed ex presidente del parco dei monti Sibillini; Luigi Piccioni, storico del movimento ambientalista italiano; Gianluigi Ceruti, avvocato e promotore da ex-deputato della legge nazionale sui parchi 394/1991; Dario Franchello, presidente del parco del Beigua; Federica Thomasset del Politecnico di Torino; Valter Giuliano, direttore della rivista "Parchi "; Enzo Valbonesi, direttore del Servizio Parchi della Regione Emilia-Romagna; Ippolito Ostellino, direttore del parco del Po torinese; Giancarlo Lunardi e Sergio Paglialunga, presidente e direttore del parco toscano di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli; Carlo Desideri, ricercatore del CNR. Scriverò sul prossimo numero della rivista ToscanaParchi un report completo sulla lunga mattinata, densa di riflessioni, idee e proposte su come superare la grave crisi attuale dei parchi italiani. Tanto quella di natura economica cioè congiunturale (il famigerato taglio del 50% ai bilanci dei parchi nazionali, in vigore dall'anno prossimo), che quella più strutturale (il loro a questo punto conclamato isolamento politico e culturale). Gianluigi Ceruti e Renzo Moschini "Quando scrivevamo la 394 ci chiedevamo se l'Italia era pronta", ha ricordato Gianluigi Ceruti, " oppure se ci sarebbe stata una reazione". Ecco, la reazione è arrivata. Da uno dei tanti cahiers des doleances: "Nel 2010, anno mondiale della biodiversità, il Governo nazionale taglia del 50% le risorse per i Parchi Nazionali. Con il taglio del 50% dei fondi destinati ai Parchi l’Italia raggiungerebbe, con soli 17 euro di spesa per ettaro protetto, il triste primato europeo nel minore impiego di risorse per la conservazione di specie e habitat. I parchi italiani svolgono un ruolo fondamentale per il rispetto di impegni internazionali, come quelli assunti con la ratifica della Convenzione di Rio de Janeiro del 1992, per le quali lo Stato italiano si è impegnato, ratificando tale convenzione, a intraprendere misure finalizzate alla conservazione della biodiversità. Si tratta di una scelta scellerata, tanto più se si considera che i parchi italiani con le loro iniziative innovative hanno permesso lo sviluppo di economie sostenibili, spesso facendo da traino per i territori interessati". Già i giornali se ne sono scordati e non serve più il condizionale. Il taglio ora è realtà. Cosa si può scrivere a commento di una notizia simile? Dopo anni a raccontare i parchi, a viverli, a viaggiarci, parlare di sconforto è usare un eufemismo.... e già si intravedono le ricadute della scelta del Parlamento anche a livello regionale. Quella dei parchi è stata ed è ancora una bella scommessa italiana, di quella minoranza che guarda al futuro e all'Europa, con o senza la divisa verde (nella foto, guardiaparco ai Lucretili, Lazio). Ma ora tutto sarà ancora più difficile. La scorsa settimana sono usciti due libri che da tempo attendevano di andare in tipografia. Il primo è questa Guida naturalistica ai Parchi di Roma, che ho scritto e illustrato a quattro mani con Bruno Cignini. Sono 176 pagine che raccontano, a schede, la sorprendente varietà e ricchezza delle aree protette in cui è coinvolto il territorio del Comune di Roma. E quindi i 15 siti gestiti da RomaNatura - tra cui la riserva marina delle Secche di Tor Paterno - nonchè i parchi regionali di Appia Antica, Bracciano-Martignano e Veio e, per finire, le riserve statali del Litorale romano e della Tenuta di Castelporziano. Ciascuna scheda riporta l'inquadramento territoriale del sito, illustrando quindi le principali caratteristiche ed emergenze dal punto di naturalistico e descrivendo uno o più itinerari di visita. Completano la guida piccoli approfondimenti sulle "specie bandiera" dei vari siti, info pratiche su come arrivare, la bibliografia. Curata per Palombi Editore in un'edizione congiunta Comune di Roma - Ministero dell'Ambiente, la guida si può acquistare qui. Questa nostra Italia assomiglia sempre più a un Paese da cartolina, buono per passarci le vacanze godendosi il sole e leccandosi i baffi al ristorante. Ma non per una vita quotidiana degna di un Paese civile.
Al parco nazionale del Circeo, tra i primi ad essere istitutito nel nostro Paese (era il lontano 1934), un durissimo scontro istituzionale è arrivato alla ribalta della grande stampa solo adesso ma si può dire che covi praticamente da sempre. La maggioranza dei residenti – certo, con le dovute eccezioni che per fortuna ci sono - il parco non lo vuole e, prima ancora, non lo capisce. A valutarne la passione civile basti ricordare le tremila (TREMILA) domande di condono edilizio giacenti. Quando l’allora ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio nominò presidente del parco Gaetano Benedetto e direttore Giuliano Tallone, dirigenti rispettivamente Wwf e Lipu (Tallone anzi della Lipu è il presidente nazionale), al Comune di Sabaudia dovettero pensare che era troppo. Due ambientalisti a guidare un parco, ma non scherziamo… Dopo un braccio di ferro su una lunga sequenza di temi, dalla navigabilità del lago di Paola ai chioschi stagionali sul lungomare, al piano del parco, è di questi giorni la dichiarazione ufficiale di guerra. Il consiglio comunale di Sabaudia, a maggioranza di centro-destra, ha chiesto la rimozione dei due pericolosi amministratori. Per chi non lo sapesse, i parchi nazionali in Italia sono governati da un ente parco, dove un presidente nominato dal ministro dell’Ambiente ma gradito alle Regioni coinvolte guida un consiglio direttivo di dodici persone (tutti schierati dalla parte di Benedetto e Tallone, in questo caso). Contrariamente ai consiglieri, al presidente non è richiesta per legge nessuna particolare qualifica in materia di conservazione della natura. E questo ha causato nel tempo la nomina a presidente di un parco nazionale di persone che capivano assai poco di quel che andavano ad amministrare: da notai a costruttori, ex-parlamentari o consiglieri regionali o provinciali, imprenditori turistici, coordinatori locali di partiti, dirigenti sportivi. Ma la legge non dice, e figurarsi il buon senso!, che è vietato nominare proprio le persone che per preparazione e passione sono considerate da sempre più vicine ai parchi dagli stessi loro detrattori. E cioè gli ambientalisti. Al ministro Prestigiacomo, così, come era già accaduto con gli estremisti di “doppietta facile”, è toccato spiegare la cosa ai suoi. Ricordando pure che la legge prevede per le nomine in questione altri passaggi, e ben più calibrati, di una focosa seduta di consiglio comunale. E che quella meraviglia che è – anzi potrebbe essere - il Circeo merita una protezione più stretta e non il contrario. Che Paese, ragazzi… |
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