Il 17 febbraio, giovedi scorso, è stato firmato presso la Presidenza del Consiglio a Roma un Protocollo d'intesa "per il rilancio dello sviluppo e la valorizzazione dell'area aquilana del cratere colpita dal terremoto del 6 aprile 2009, ai fini ambientali e turistici". Firmatari la Regione Abruzzo, la Provincia dell'Aquila, i Comuni dell'Aquila, Lucoli, Ovindoli, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo nonchè - davvero incredibile questa - gli enti parco del Gran Sasso-Laga e del Sirente-Velino.
Mi sono letto le 8 pagine del protocollo. In buona sostanza l'accordo mira al "potenziamento e miglioramento dell’offerta di impianti per lo sci alpino e nordico, nonché l’integrazione funzionale degli attuali siti di Montecristo e Campo Imperatore sul Gran Sasso aquilano da un lato, e dall’altro lato di Monte Magnola e di Campo Felice nell’area del Velino- Sirente, ed inoltre lo sviluppo della fruizione sciistica delle aree naturalmente vocate".
Ho aperto la mappa. Unire gli impianti di Magnola e Campo Felice vuol dire subito una cosa: tagliare al suo cuore (i piani di Pezza) il corridoio ecologico tra parco del Sirente-Velino e riserva della Duchessa. Vuol dire impedire all'orso marsicano ogni possibile espansione del suo areale nel reatino. Vuol dire che il ministero dell'Ambiente, se renderà possibile la realizzazione del progetto, fa carta straccia del suo PATOM...
E lo stesso dicasi per il previsto ampliamento delle piste sul Gran Sasso.
Ciò in un momento storico di declino dello sci da discesa appenninico, a causa di inverni sempre più miti e delle quote non particolarmente elevate.
Partiranno gli appelli - se dovranno partire - alla mobilitazione, alla stampa, all'Europa. Certo è che l'Abruzzo "Regione dei Parchi", così agendo, abdicherebbe al suo ruolo per un piatto di lenticchie. Ma, soprattutto, è giunto il momento di riflettere sulla debolezza dei nostri parchi. Dati per acquisiti e invece - Stelvio docet - dimenticati al primo frusciare di banconote.