I gerridi sono uno dei tanti esempi in fotografia naturalistica di soggetto fotografico abbondante e ricco di potenzialità, eppure generalmente ignorato. Abbondanti questi emitteri lo sono in realtà sempre meno, essendo assai sensibili all'inquinamento. Girando sul web ho letto che bastano piccole dosi di detersivo nell'acqua per diminuire la tensione superficiale che li tiene a galla e farli inesorabilmente affondare. Difficile trovare un effetto più triste ed immediato dell'inquinamento idrico, no?
"Camminare sull'acqua" è naturalmente la loro prerogativa più caratteristica, quella che le foto dovrebbero mettere in luce. Ma per farlo occorre che il soggetto sia in ombra e che il punto di ripresa sia il più basso possibile, sì da evidenziare le piccole depressioni che si creano sotto le estremità delle zampe - ricoperte da una fitta peluria idrorepellente.
Come sempre quando c'è l'acqua di mezzo, altra variabile determinante è la presenza dei riflessi. Occorre quindi scegliere bene l'inquadratura, considerando che all'ombra piena che generalmente interessa il letto dei ruscelli corrisponde spesso la piena luce delle rive che vi si riflettono. Insomma la situazione classica è quella capovolta, riprodotta nella foto sopra con le zone più chiare in basso e quelle più scure in alto. Se i riflessi chiari sono di chiome assolate, come in questo caso, la dominante verde avrà il sopravvento. Ma esistono mille sfumature di bruno, celeste, vinaccia che - col mosso dell'acqua e la ridotta profondità di campo - offrono al fotografo la più caleidoscopica delle tavolozze. Una sfida niente male, insomma, che ho tutta l'intenzione di portare avanti.
E poi lui, il gerride, mica sta fermo. Sono animaletti che prediligono sì le acque "ferme", ma nessun'acqua in natura è abbastanza ferma per chi sta scattando con tempi di otturazione che stanno intorno a 1/8, 1/15 o simili. La foto sopra, per intendersi, è fatta a 1/30 ma per ottenerlo ho dovuto impostare i 1250 ISO e scattare a diaframma tutto aperto (f/2,8) col mio 100 macro. Metteteci pure che, per catturare le micro-prede di cui si nutrono, i gerridi "pattinano" sull'acqua muovendo il paio di zampe mediane (fino alla velocità di mezzo metro al secondo...) e che hanno abitudini gregarie (cioè ne inquadri faticosamente uno e almeno un altro ti compare sfocato e tagliato nell'inquadratura) ed ecco spiegate le centinaia di scatti andate a vuoto.
E dopo un'ora passata in posizioni da contorsionista in riva alla pozza, beh, ci si può sempre rilassare fotografando una rana. Tutto un altro affare. Questa poi (sotto) mi ha fatto addirittura sperimentare l'effetto mosso dell'acqua ad f/22 con ben 13 secondi di posa. La mia schiena ha detto grazie.