Così il poeta e letterato Annibal Caro descriveva nel 1537, dopo averlo visitato, uno dei boschi più appartati e singolari del Lazio: la Selva del Lamone, al confine col grossetano, protetta da una riserva naturale di duemila ettari istituita nel 1994 dalla Regione Lazio e gestita dal Comune di Farnese (Vt). Oggi la Selva resta un luogo difficile da esplorare, ma è pur sempre percorsa da una serie di strade sterrate, che si sviluppano per circa 50 km e sono percorribili anche con l'automobile.
Ieri con Marco abbiamo vagato anche noi per la Selva, zaino in spalla e cavalletto alla mano, badando bene a non perdere troppo di vista il sentiero segnato (eravamo senza astrolabio...). La giornata soleggiata, direi anzi quasi primaverile, non induceva a scatti d'ambiente nel bosco ma piuttosto a riprese di piccoli particolari. E così abbiamo fatto, senza tralasciare un'occhiata al letto lavico del torrente Olpeta - purtroppo vistosamente inquinato: per la lontra ormai, segnalata fino al 2003, qui non c'è più posto - e alla scenografica cascata del Salabrone.
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