Un "grazie" ai miei compagni di viaggio e arrivederci alla prossima occasione sul campo!
Dall'8 al 12 dicembre scorsi ho condotto un Photo Tour al parco nazionale del lago di Kerkini, in Grecia. Un luogo dal grande interesse naturalistico e fotografico, dove ero stato per la prima volta in aprile. Tra i fotografi naturalisti, Kerkini ha guadagnato la propria fama in anni recenti per la sua popolazione di pellicano riccio (Pelecanus crispus). L'ambiente di questo singolare lago al confine con la Bulgaria, a soli 30 m di altitudine ma in un'atmosfera quasi montana, in effetti per gli appassionati offre opportunità uniche. Una buona organizzazione, condizioni favorevoli e l'utilizzo di un'imbarcazione sono elementi che consentono nei mesi invernali di avvicinare senza problemi i pellicani, per riprese spettacolari e altrimenti quasi impossibili. Assieme ai pellicani, abbiamo trascorso tre giornate e mezza tra aquile anatraie maggiori, cormorani e marangoni minori, volpoche, mestoloni e germani reali, poiane, cicogne nere, migliaia di fenicotteri... Un "grazie" ai miei compagni di viaggio e arrivederci alla prossima occasione sul campo!
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Per una volta avrei voglia di far parlare solo le immagini... Ritratti di un'isola che non si smentisce mai, nonostante la veda ogni volta - forse mai come stavolta, nonostante fosse fine settembre - più preda di un turismo vorace. Di territorio e di emozioni. Comunque. Soddisfatto di aver portato - dal 19 al 28 settembre, per il consueto Photo Tour - altre 6 persone a stupirsi e incantarsi davanti agli spettacoli naturali dell'Islanda. Questo itinerario autunnale l'ho ormai percorso diverse volte, quindi per me è sempre una piccola sfida personale - assieme alla conduzione del workshop, cioé soprattutto l'assistenza fotografica ai partecipanti - riuscire a "vedere" cose nuove. E spesso non riesco. Stesso periodo dell'anno, stessi luoghi (con piccoli aggiustamenti di tiro per rendere il Photo Tour sempre più appagante, almeno spero). Stesse sensazioni di spazi immensi, luci imprevedibili, gli elementi per una volta dalla tua parte senza ostacoli artificiali. Però sembrano in crescita inarrestabile, va pur detto: i parcheggi presso mete famose e meno famose; i tempi di attesa per ritirare l'auto a noleggio; le barriere per prevenire incidenti sul bordo delle scogliere (così impedendo, talvolta, gli scatti migliori); le pedane per ammirare in maniera controllata cascate & co.; le piscine della Laguna Blu (ora con prenotazione obbligatoria e cantieri per la costruzione di un nuovo luxury hotel, che aprirà l'anno prossimo); i centri-visita con caffetteria annessa laddove fino all'anno scorso - come a Fjallsarlon - c'era il meraviglioso nulla.
Al posto dell'Islanda, dove tornerò in settembre, ho organizzato per questo giugno un nuovo Photo Tour in un altro luogo magico dell'Europa del Nord: le isole Orcadi, in Scozia. C'è tanto da esplorare quanto a natura nel Vecchio Continente! Ecco allora arrivato il turno di un arcipelago ricco di atmosfera, dai tratti paesaggistici singolari, dove scogliere selvagge pullulanti di uccelli marini e distillerie di whisky mete di gettonatissimi guided tours racchiudono gli estremi di un'identità forte costruita tra mare e terra. Vista l'immagine pubblicata qui sopra a destra? Solo il verde acceso del primo piano e della piccola macchia di alghe al centro lascia qualche dubbio sulla location, vero? No, non è Sardegna ma una minuscola insenatura di sabbia bianca tra gli scogli. Alle sue spalle, l'unico caffè di Westray - uno dei dieci micromondi che compongono l'arcipelago - dispensa bevande di dubbia digeribilità praticamente a casa dei proprietari. I paesaggi dell'entroterra, almeno alla principale isola e cioè Mainland, sono sorprendentemente piatti e dal sapore agreste, familiare. Notevole eccezione la fanno le brughiere, che ammantano intere colline di intricata vegetazione, dimora di numerose specie animali anche di grande interesse come l'arvicola delle Orcadi (Microtus arvalis orcadensis), una popolazione endemica di questo piccolo roditore dalle dimensioni più grandi di quelle della sottospecie nominale. E proprio di arvicole, nonché di piccoli uccelli, vanno a caccia due predatori localmente abbastanza diffusi almeno a inizio estate e cioè l'albanella reale e il gufo di palude (con circa 50 coppie nidificanti quest'ultimo è l'unico strigide residente: nei posti giusti, l'abbiamo incontrato praticamente tutti i giorni). Isole di brughiera e coltivi/allevamenti a parte, l'entroterra offre laghi e stagni perlopiù di piccole dimensioni dove è facile osservare specie come cigni reali, morette, oche selvatiche (e, meno frequentemente, la strolaga minore). Ovunque ed in gran numero sono conigli selvatici e lepri, fagiani, chiurli maggiori, beccacce di mare, allodole e pavoncelle. Sorprendentemente pochi i limicoli (qualche pettegola, beccaccini, corrieri grossi) e i rapaci diurni, fatta eccezione della già citata albanella reale (qui si sono prodotti gli studi più longevi sulla specie ad opera del naturalista orcadiano Eddie Balfour, che iniziò ad occuparsene negli anni '40 del secolo scorso e a cui è dedicato uno splendido osservatorio a Mainland) che si può incontrare praticamente ovunque. Nessuno si aspetta tratti vegetazionali di particolare spettacolarità sulle Orcadi, e così infatti è. Nel nostro soggiorno di nemmeno una settimana a inizio giugno, cercando la rarità locale senza trovarla, abbiamo trovato soddisfazione giusto nei fiocchetti candidi degli eriofori, nella primula comune, nei cuscini di Armeria che bordavano le scogliere e in poco altro. Le basse spighe di una varietà locale della Dactylorhiza maculata, un'orchidea selvatica localmente abbastanza diffusa, si incontrano tanto nelle distese di brughiera che lungo il bordo delle strade, qui assieme a narcisi, strani papaveri giganti ricchi di petali arricciati nonché piante di peonia di probabile origine coltivata. Quanto a Primula scotica, l'indubbia star locale, la sua doppia fioritura a maggio e a luglio ha avuto per noi - giunti a inizio giugno - che pure abbiamo battuto i luoghi dati per migliori, il sapore della beffa! Infine l'ambiente delle scogliere, vero marchio di fabbrica di ogni viaggio fotografico lungo le coste settentrionali dell'Europa che si rispetti. Beh, non manca proprio niente. Colonie di sule ben abbordabili, urie e gazze marine e fulmari e tridattili a volontà, pulcinella quanto basta, marangoni & edredoni, anche urie nere "facili" nel menu. Divertimento assicurato, insomma, e solito gran lavoro di scatti a raffica e AF a inseguimento, panning & co. Grande assente l'aquila di mare, qui pare presente con soltanto una coppia nidificante (che non s'è fatta vedere). A fare la parte del predone, "solo" stercorari e labbi. Ma, uccelli a parte, l'esplorazione fotografica degli ambienti costieri offre molto, molto altro. Tra pozze di marea e formazioni rocciose ricche di tracce fossili, abbiamo trascorso molto tempo a lavorare sulle nostre composizioni: ora con visioni ravvicinate per riempire il fotogramma con piccoli incredibili dettagli, ora lavorando di grandangolo per tentare di incorniciare quella grande bellezza fatta di geometrie minerali. Insomma, la scelta di organizzare un Photo Tour qui mi è sembrata in definitiva decisamente azzeccata. E poi la Scozia è una terra magnifica e davvero ricca di opportunità per i fotografi naturalisti: suggerisco di guardare ad esempio a quel che propongono i Photo Tour organizzati dal mio amico - nonché bravissimo paesaggista - Fortunato Gatto, che ormai da diversi anni ha scelto di vivere lassù. Insomma, come ho già scritto su Facebook e riporto qui, posso dire che il Photo Tour è stato un vero successo, nonostante il non-tutto esaurito e pure il sole che ci ha accompagnato per molte ore sul campo (altro che questo tempo ... scozzese trovato qui a Roma al rientro)? Lo dico. Lo considero un successo non tanto e non solo per le tante occasioni di scatto, i paesaggi meravigliosi e i tanti animali incontrati, la bella atmosfera tra compagni di viaggio. Lo dico perché, nel corso del nostro soggiorno e durante il lungo viaggio di rientro (tre voli :-( ), ho potuto dare un'occhiata a una parte delle immagini scattate dai partecipanti. Lo so che messa così sembra uno spot ai miei WS, ma me ne frego e lo scrivo ugualmente. In quelle immagini - alcune davvero belle, tenetevi pronti ad ammirarle sul nostro gruppo Facebook - io ho visto una crescita fotografica che nel corso del tempo ho avuto il privilegio di stimolare e assecondare, visto che i tre fotografi in questione seguono da tempo i miei corsi e WS. E in un viaggio così, nei Photo Tour (di più giorni, quindi) in genere, c'è tempo e modo per sperimentare le tecniche più diverse, lavorare di creatività, fare delle necessità virtù per realizzare immagini fuori dal coro. Molto abbiamo prodotto su mio stimolo, come è normale. Ma scatti notevoli sono venuti fuori per scelte operate dai partecipanti in autonomia, scaturiti dalla loro sensibilità e dalla tecnica appresa e da quella capacità di pre-visualizzazione che è l'accessorio più prezioso dentro lo zaino: che loro si stanno costruendo passo passo, esperienza dopo esperienza. Constatare l'utilità del proprio lavoro è gratificante ed io mi sento un privilegiato :-) Quindi un grande "grazie" a Stefania, Giorgio e Gianfranco. E arrivederci al PT Orcadi 2017! Chi viene? :-)
... racconterebbero storie di ruspe, di punte di ombrelloni, di feci di cani e uomini, di rifiuti di ogni genere spiaggiati, di villette tirate su a tempo di record, di serre, di muri e recinti. Abusi di ogni genere ai danni di un ambiente naturale tra i più delicati, di certo tra i più spettacolari. Noi italiani, al centro del Mediterraneo e con migliaia di chilometri di coste, di questo spreco di bellezza siamo maestri.
A questo pensavo stamani al cospetto della grazia dei cuscini di camomilla marittima (Anthemis maritima) a Torre Flavia. Eccomi di ritorno dal primo Photo Tour che ho organizzato in Camargue. Una bellissima terra dove il delta del Rodano, seppure in un contesto non certo wild, sa offrire molte emozioni e spunti di scatto per ogni appassionato di natura e fotografia. Mancavo da una manciata di settimane, in fondo, visto che avevo fatto un ultimo sopralluogo in previsione del Photo Tour ai primi di marzo. Ma la primavera ha fatto anche qui il suo corso e il segno più forte, nonché forse il più emozionante, è stato quello della straordinaria fioritura di migliaia e migliaia di gigli di palude (Iris pseudacorus). Mignattai, sterne, aironi vari, cavalieri d'Italia ecc. hanno naturalmente riempito le nostre giornate en plein air, tra i paesaggi così cari ai pittori impressionisti. Ma non potevamo che perderci soprattutto tra le migliaia di fenicotteri che rendono la Camargue un luogo davvero senza uguali, almeno in Europa. Oltrettutto, una occasione unica per sperimentare tecniche creative di ripresa. Insomma, ci siamo divertiti!
Au revoir, Camargue. Le numerose variabili (meteo, percorribilità dei sentieri, imprevisti) hanno condizionato il nostro tempo, certo limitato, ma ugualmente sono rimasto colpito dalla varietà e dalla abbondanza delle situazioni cui abbiamo potuto assistere e che siamo stati in grado di documentare con le nostre attrezzature di ripresa.
Di seguito alcune delle immagini migliori. Si chiama così la duegiorni organizzata dal parco naturale di Bracciano-Martignano, i prossimi 19 e 20 dicembre. "Idee, immagini ed emozioni di chi esplora e racconta la natura attraverso le arti: naturalisti disegnatori, fotografi e scrittori". La manifestazione, che avrà luogo a Bracciano presso la sede dell'ente parco (via Aurelio Saffi 4a), è naturalmente ad ingresso gratuito e prevede un ricco cartellone. In quest'occasione, nel pomeriggio di sabato 19 io proporrò la mia proiezione fotografica dal titolo "Fiori, ali & spine. Un fotografo naturalista per i monti della Tolfa". Ci sono molti Paesi dentro lo Stivale. Viaggiando dai suoni del suq palermitano della Vucciria alle algide ville palladiane lungo il Brenta, che Italia voglia dire molte cose diverse è esperienza diffusa: in fondo, le dominazioni straniere da noi hanno secoli di storia mentre l'Unità appena uno e mezzo. Accade lo stesso con la natura. Fantastici gli ambienti islandesi oppure norvegesi - per dire di due mete assai in voga tra gli appassionati del genere - ma la varietà del Bel Paese, decisamente, è un'altra cosa: le fumarole di zolfo del cratere di Vulcano, i deserti d'alta quota delle Alpi Graie, le chiare falesie del Gargano, i faggi poderosi sui crinali appenninici... Una di queste Italie sono le Dolomiti Bellunesi. Montagne difficili, non domate ma solo sfiorate da strade, impianti di risalita e via dicendo. Luoghi spesso solitari e di rado spettacolari (con alcune eccezioni, fra tutte i Piani Eterni e la Busa delle Vette), la cui conoscenza - nonostante il parco nazionale, nato negli anni Novanta del secolo scorso - difficilmente varca i confini locali. A facilitare il compito almeno sul fronte della vita delle comunità umane su queste montagne esiste ad esempio il Museo etnografico a Cesiomaggiore, con una collezione spettacolare dedicata alle tradizioni che comprende rocche per filare la canapa, slitte per il trasporto del legname a valle, marchi di proprietà per il bestiame. Quanto passato, quante storie animano ancora questi oggetti! I materiali sono tanti e denotano una ricerca sul territorio evidentemente accuratissima. L’allestimento comprende postazioni ormai consuete, quali schermi touch-screen ricchi di informazioni e piccole sale dove si proiettano filmati d’epoca, ed altre più originali dove sono riprodotte – ad esempio - le registrazioni dei diversi richiami per le galline nell’aia in uso nelle diverse zone del bellunese. Assolutamente da non perdere. E chi racconta, chi salvaguarda la natura? Per fortuna c'è il parco nazionale, arrivato non solo con decreti e regolamenti ma pure con un'attività intensa e intelligente per fare conservazione nella maniera più moderna: quella che passa per la comunicazione. Da adesso, il racconto di questi monti può avvalersi di uno strumento in più. È il bel libro fotografico Incanto. Vita selvaggia nelle Dolomiti Bellunesi pubblicato a novembre dalle Edizioni DBS (pp.192, €30) di Bruno Boz e Giacomo De Donà. Un viaggio per immagini realizzato da due fotografi naturalisti di grande sensibilità, nati tra queste montagne. I testi, brevi ma intensi, hanno il sapore fresco delle esperienze sul campo: mentre le fotografie evitano accuratamente - ed opportunamente - ogni rappresentazione facile, da cartolina, della montagna e dei suoi protagonisti. Al contrario, piante, animali, paesaggi vengono ritratti con sincerità e partecipazione ottenendo nei risultati più felici - è il caso, ad esempio, del picchio nero o della coturnice - magnifici ed intimi ritratti ambientati. La fotografia, ma prim'ancora la natura italiana, ha bisogno di libri così. Narrazioni partecipate ma non oleografiche, informate ma non didascaliche. Per raccontare l'ennesimo, prezioso, frammento del Bel Paese. E quindi per difenderlo: prima che sia troppo tardi. Anche quest'anno organizzo un workshop per fotografare i fenicotteri (ma anche aironi, anatre, cormorani e il mondo rarefatto della palude). L'appuntamento è per mercoledi 16 dicembre, in un giorno di chiusura delle oasi che saranno aperte solo per noi e - in via del tutto eccezionale - dall'alba al tramonto. Le informazioni per iscriversi al WS, al solito a numero chiuso, a questa pagina del sito. Giorni fa sono andato in zona per un sopralluogo e questi sono alcuni degli scatti migliori che ho fatto (ma non il migliore, che pubblicherò prossimamente su Genius loci). |
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