Tutto pronto. Chiusi nei capanni aspettiamo la luce del giorno con emozione pura, senza la quale - ormai lo so bene - ogni giornata vale a metà. Ogni cosa è stata fatta per bene. La sveglia ha suonato di notte, come quelle di edicolanti e panettieri. Sorrisi e battute, il caffellatte veloce, ma la tensione c'è. La sera prima, dopo cena, avevamo passato in rassegna il comportamento da tenere dentro i nascondigli: la gestione delle feritoie, la necessità di coprirsi le mani, i movimenti lenti. E poi le scelte tecniche da seguire, le impostazioni della fotocamera, le immagini da previsualizzare. Per strada c'è qualche grado sottozero e a destinazione ci dividiamo con un sorriso che nasconde apprensione. Buona luce! Arrivano. Dovevano farlo col sole ma una coltre di nebbia cancella ogni traccia del paesaggio circostante. Una luce rosa trafigge il primo gruppo in volo, le ferma in aria con colori pastello. Ho scelto subito ISO bassi, non m'importa di bloccare il movimento: le voglio come le vedo adesso, come fantasmi che s'avvicinano ad avvolgerci col loro ripetuto "krrò". Poi il rosa si dilegua con la notte e la pianura ritrova il suo respiro. Sono già centinaia, intorno a noi. Vicine, vicinissime alle nostre finestrelle (e chi ha Nikon impreca sullo scatto "silenzioso" assai poco silenzioso). È bellissimo soffermarsi e puntare le inquadrature sui dettagli in primo piano, sui salti acrobatici, sugli scontri subito risolti a suon di sonori richiami a collo insù. Sono giganti elegantissime, vere signore dell'avifauna europea, e non ci fanno gran figura tre oche lombardelle che trotterellano a rapidi passi letteralmente ai loro piedi. Il giorno passa lentamente. Comunichiamo tra capanni via Whatsapp, messaggistica digitale per condividere uno spettacolo che su questo altipiano aragonese si perpetua dalla notte dei tempi. Solo a buio quasi fatto ci è dato di uscire allo scoperto. Stiriamo le membra intirizzite sotto un tramonto ancora non del tutto silenzioso. Domani è un altro giorno. Oggi siamo fuori, in programma una sortita nei dintorni della laguna. Prima tappa sono i prati ricamati dalla brina, ragnatele comprese, che la nebbia tiene prigionieri per le prime ore del mattino. Dopo colazione e una foto-ricordo ripartiamo alla volta dei grifoni, andando ad affacciarci ad una gola rocciosa che s'apre nel tavolato a ospitare i nidi dei grandi avvoltoi. Sbagliando strada ne troviamo una seconda colonia, pure questa avvolta dalla nebbia. Ma all'affaccio sul nostro canyon si fa trovare un sole già di primavera, ed è impossibile resistere al fascino dei grandi veleggiatori che roteano sulle termiche: le raffiche degli otturatori si sprecano e di Spagne così conveniamo che ne vorremmo tutti, e tutti i giorni. Ma la laguna chiama. Speriamo in un viavai d'ali che riempia il cielo tinto del crepuscolo e intanto giochiamo col canneto, le sue forme, la luce. Prima che faccia buio un drappello di cinghiali fa outing e punta spedito all'altra sponda. Come un raduno di modelle, centinaia di gru si specchiano nella lama d'acqua che riflette il tramonto. Terzo giorno. Ancor prima di entrare nel capanno scelgo la prossima foto. Una fila d'alberi dietro cui si staglia il profilo ondulato di un crinale, con l'umidità della notte che sale dalla terra indorata dal sole: è lì che attenderò il passaggio di uno stormo. Stamani il cielo fibrilla di vita e lo farà fino a sera. Una miriade di gru volteggia in alto, nuvola tra le nuvole, poi un primo gruppo si posa nel lagunazo (la laguna minore) a cento metri dal mio nascondiglio. Durerà fino a fine pomeriggio, è la migrazione di ritorno che è forse iniziata. Dal cielo "piovono" gru, a centinaia appaiono all'orizzonte poi venendo a posarsi accanto alle altre. Tento una stima e arrivo a duemila, ma verso le 17 arriveranno forse a mille in più. Sul colle davanti a me le auto dei birdwatchers non smettono di accorrere allo spettacolo. Metto in conto un panning ma non so per quando, e a pensarci arriva il rollio di una motozappa! Due contadini sono a cinquanta metri da me ed hanno un orto (nemmeno abusivo, saprò poi) da accudire, la stagione delle semine si avvicina. Le gru partono a piccoli gruppi, una breve corsa ad ali spiegate e via in aria a cercare un angolo di paradiso più tranquillo. Usciamo dai capanni per l'ultima volta. All'indomani c'è ancora un mattino da esplorare, riprendere, assaporare. Facciamo il ritratto alla luce vivida che colpisce un piccolo albero, una chiesa rurale con la sua corte in pietra, una starna solitaria in mezzo a un prato. Messe le ruote ormai sull'autostrada uno stormo lontano appare all'orizzonte. La strada verso nord è ancora lunga e da qualche parte un nido andrà costruito di nuovo. Nonostante tutto.
2 Comments
|
Wild Italy
A guide to italian nature (in english) / Una guida (in inglese) alla natura italiana.
click here / clicca qui Facebook
Twitter
Wild Lazio
La mia mostra Wild Lazio è in giro per i parchi della regione. Per orari e aggiornamenti clicca qui.
Rocconi. La valle dei falchi
Un paradiso da scoprire per tutti gli appassionati di natura. Un libro dedicato a una delle aree sorprendentemente più ricche di biodiversità dell'Italia centrale. Qui il comunicato stampa del Wwf Italia. Per maggiori informazioni scrivimi. La mia pagina Facebook
Per seguire facilmente gli aggiornamenti di questa pagina clicca qui in basso
Archives
August 2019
Categories
All
|