E' l'augurio che faccio a me stesso e a tutti quelli - tra centocinquanta e duecento al giorno, ormai - che hanno piacere a venirmi a trovare su questi schermi.
Che sia un 2012 ricco di grandi foto e di emozioni nella natura !
Le ultime foto dell'anno sono quelle di ieri, ancora uno studio sulle forme e sulla luce. Niente di raro o a rischio di estinzione ma uno sguardo a paesaggi consueti, nel tentativo di andare oltre e guardare con nuovi occhi.
E' l'augurio che faccio a me stesso e a tutti quelli - tra centocinquanta e duecento al giorno, ormai - che hanno piacere a venirmi a trovare su questi schermi. Che sia un 2012 ricco di grandi foto e di emozioni nella natura !
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_Ci sono molti modi di fare fotografia naturalistica. Delle foto di stamani, solo quella della nutria ne soddisfa il più popolare: una caccia per immagini alla ricerca dell'animale che riempia l'inquadratura. Niente di facile. I presupposti minimi sono una tecnica impeccabile, buona attrezzatura, conoscenza dei luoghi e delle abitudini della fauna, sapersi muovere sul terreno. Poi c'è il racconto in un fotogramma. Ritratti ambientati che sanno parlare all'osservatore di abitudini, atmosfere, che trasmettono emozioni. Soggetti spesso decentrati, luci speciali, paesaggi magici, dettagli carichi di significato. Altro modo ancora è quello usato nelle altre undici immagini. Ugualmente tutte realizzate con un 500 mm - tranne la quarta, fatta col 100 macro - puntato però verso ... l'erba. Le canne. I cardi. Oppure piante di cui ignoro il nome. Senza colori e senza gloria, ma con strutture e portamento che visti da vicino sanno di eleganza ed armonia. Da cogliere - persino - nell'orizzonte apparentemente privo di interesse di una campagna bonificata. Ecco, tenere insieme questi ed altri approcci nella rappresentazione fotografica della realtà naturale. Questo mi interessa. Wilderness & canoni estetici, spessore naturalistico & cura compositiva. E, sempre, attenzione alla qualità della luce. Quante cose da affidare a un sensore... Uscire di casa a metà notte, soprattutto facendo attenzione a non dimenticare nulla. Un'ora e mezza e poi, lasciata l'auto, salire col buio nel bosco riconoscendo uno ad uno quel ramo contorto, la bottiglia di plastica finita lì chissà da quando, il sasso dalla forma strana. Fino allo strapiombo. Cinque minuti di contorsioni finali prima che tutto taccia, e abbia inizio la lunga attesa immobile nel freddo per assaporare - e cogliere, possibilmente ! - quegli attimi di puro spettacolo. Non sto nella pelle pensando al ritorno dei giorni del lanario. Oggi workshop al parco nazionale del Circeo, sotto una pioggia quasi incessante e con il primo vero freddo della stagione. Un saluto ad Ester e Domenico, eroici compagni d'avventura (eet-ciu'), e a tutti gli altri che sono tornati a casa ad asciugarsi le ossa ! Arrivederci a domenica 8 gennaio: stesso programma, stesso meteo no...
Per fotografi naturalisti e birdwatchers, la capitale della più bizzarra area protetta (protetta ...) del Lazio - e cioè la riserva statale del Litorale romano - è indiscutibilmente Maccarese. Campi disegnati con la squadra a perdita d'occhio invece che boschi, canali di bonifica anziché torrenti, e aerei in cielo (Fiumicino è a due passi). In questa piccola Camargue de noantri stamani ho fatto un giro, dopo un po' di mesi che mancavo. Da segnalare in un campo, a caccia di piccioni, un'aquila minore e un falco sacro. Riflessi sull'acqua, foglie cadute nell'acqua, la trama di un film superficiale, giochi di bolle, la rugiada del mattino, una pozza nel bosco tra il tappeto di foglie dei cerri. A parte i funghi (e uno scorcio del bosco), le foto di oggi le ho fatte tutte lungo un piccolo fosso a Manziana.
Sull'ultimo numero di Wildlife - una delle tante profonde differenze tra Italia e Inghilterra - c'è un interessante articolo di Stephen Mills (foto di autori vari, tra cui quella celebre e mai ammirata abbastanza di Jim Brandenburg nonché la cover e altri scatti di Alex Badyaev) sul ritorno del lupo negli Usa. Nel 1995 e 1996 ventinove lupi vennero reintrodotti nell'Idaho e al parco nazionale di Yellowstone (provenivano dall'Alberta, Canada, e dalla British Columbia). Un ritorno voluto, cercato. E accompagnato da studi dei ricercatori - primo fra tutti David Mech - che negli anni hanno catturato più di quattrocento esemplari per prelevarne il Dna oppure applicare un radiocollare. Oggi tra i vari Stati si contano diverse migliaia di lupi, difficile dire quanti esattamente. 487 nella Greater Yellowstone Area e 97 entro i confini del gigantesco parco nazionale. Circa il 60 % di questi lupi vive in aree attraversate da una strada. Parliamo di grandi distese aperte, di praterie. Ed è soprattutto questa la spiegazione di un dato secondo me straordinario, e cioè che - leggo sempre su Wildlife - l'anno scorso a Yellowstone hanno visto un lupo più di 38.000 visitatori. Da noi è diverso. Luigi Boitani, il nostro più illustre lupologo, in un'intervista (pubblicata in Uomini e lupi) mi ha confessato di averne avvistati senza l'aiuto dei segnali dei collari radio non più di tre o quattro volte in quasi quarant'anni di ricerche assidue sul campo. Quanto al sottoscritto, in trent'anni di camminate sull'Appennino l'ho visto - e fotografato - una sola volta. Lo scorso luglio. La foto in alto, invece, è di un lupo in cattività. Il ritorno del lupo non è affare dei soli Stati Uniti. Nella vecchia e popolosa Europa, l'ultima notizia è della scorsa estate e riguarda l'avvistamento di un lupo prima in Belgio e poi in Olanda. Trent'anni fa, le uniche popolazioni occidentali - e tutte a ranghi ridotti - erano quelle di Portogallo, Spagna, Italia, Polonia e Finlandia. Adesso se ne stimano più di 2000 in Spagna, 1000 in Italia e Polonia, 12 branchi in Germania, 220 in Svezia meridionale e 200 sulle Alpi francesi. Forza lupi. _Oggi sono uscito dalla città, giuro, senza una meta. E quello no-quello no-quello no, sono finito al parco di Veio. Vicino. Comodo. E bello. Forre tufacee e pascoli frequentati dalle vacche maremmane, boschi e coltivi, fossi e torrenti, aree archeologiche, e ai margini piccoli, tranquilli paesi da un lato: il mostro della metropoli che incombe, dall'altro. Come al solito, quando vengo qui, ho preferito vagare nelle splendide Valli del Sorbo lungo le sponde del torrente Valchetta e nei boschi limitrofi. C'è ancora un po' di autunno da catturare.
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