Sveglia alle 4.30, acqua in faccia, zaino in auto dove sono già - non ne sono mai usciti - cavalletto e teste, capanno, telo mimetico, borraccia, razione K. Cinquecento metri di asfalto e cinquemila di sterrata - occhio ai sassi sporgenti, la mia piccola Toyota non è una Land Cruiser - tra querce possenti, casali di sogno ristrutturati da tedeschi e svizzeri, una baracca con gregge e cani a corredo. Auto parcheggiata, filo spinato scavalcato, a passo veloce raggiungo la postazione ogni giorno diversa: oggi accanto due balle di fieno, ieri tra le ginestre, ieri l'altro sotto a un acero. Nel cielo giocano due albanelle minori in più, nate da una covata che abbiamo individuato - io e Riccardo - e poi salvato dalla traiettoria di un trattore.
Durante il giorno, tra letture e chiacchiere con gli amici, a volte basta una passeggiata per l'incontro con lepri, caprioli, falchi pecchiaioli, saettoni.
E alle 22.30 si torna a casa, sempre se non incontro i soliti volpacchiotti.
Ma oggi è primo agosto e sono di nuovo in città...