Dal 21 luglio all'1 agosto ha avuto luogo l'ormai tradizionale Photo Tour estivo in Islanda, questa volta dedicato all'intero periplo dell'isola compiendo alcune brevi incursioni nell'interno. Tanti luoghi a me ormai noti, direi quasi di famiglia, e alcuni paesaggi e incontri da scoprire. Ma anche, di nuovo, una visione - la mia - spero alimentata da una freschezza di sguardo che cerco sempre di mantenere nonostante i riti (e i rischi) della professione. Di certo, ad ogni modo, c'è stato anche questa volta il piacere profondo di accompagnare e guidare lo stupore della scoperta di otto fotografi, otto persone. La loro prima Islanda, un'esperienza che non si dimentica più. Dopo tanti post dedicati qui a questi luoghi, dopo tanti aggettivi, tante parafrasi, tanto tutto, mi limito stavolta a pubblicare alcune fotografie. E i miei quattro lettori mi scuseranno se sono poco descrittive dei luoghi - come magari ci si aspetta, dopo un viaggio di tremila chilometri - ma piuttosto di uno stato d'animo. Con gli hard disk pieni di cascate, ghiacciai, sterne artiche & co., infatti, solo adesso forse mi sento di dedicarmi (oltre che all'assistenza fotografica dei partecipanti, naturalmente) a gustare i luoghi con gli occhi. Ed anche a osservare i comportamenti dei miei simili, cioè dei turisti davanti a quegli scenari o dei residenti (quella manciata di persone in una terra vuota, 3 ab./kmq contro i 200 in Italia). Col mio gruppo - bellissimo! - abbiamo trovato il tempo anche di ficcare il naso nelle due cittadine principali e cioè Reykjavik e Akureyri. Per il resto sono state lave fumiganti, bagagli persi e poi ritrovati, play list di puro rock&roll, caviglie doloranti, giochi di specchi, carbonare all'1 di notte... Cosa resta di un viaggio così? Ai partecipanti il compito della risposta: insieme a quello di mostrare per davvero quel (tanto) che abbiamo visto. Da parte mia resta la conferma del privilegio di poter tornare così spesso in una terra assolutamente senza paragoni; la voglia di esplorarla sempre più a fondo; e forse, anche di raccontarla in un altro modo, con maggior libertà e respiro. E una qualche apprensione di vederla ogni volta meno (relativamente) solitaria, libera, selvaggia. Speriamo negli islandesi. Speriamo in quei due marmocchi, i fratelli (gemelli?) in bicicletta davanti al monumento a forma di nave vichinga (Solfar) sul lungomare di Reykjavik. Oltre alla grinta, per custodire quel paradiso dove sono nati, servirà tanto buon senso.
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La voglia di fermarsi a esplorare un luogo, dargli tempo. Mettersi ogni mattina gli scarponi e uscire con la pioggia ed il sole, la nebbia, la neve. Far parte di un piccolo gruppo di viaggiatori privilegiati, casa in ogni angolo di mondo, che quando gli altri a sera fanno ritorno alla civiltà invece restano. Risalire un passo dopo l'altro le groppe delle montagne più incredibili d'Europa. Questa, in poche parole, l'idea di un Photo Tour dedicato all'area montana di Landmannalaugar nel centro-sud dell'Islanda.Per una settimana, quella appena passata, il sogno è divenuto realtà. La prima giornata trascorre a scoprire i paesaggi della penisola di Reykjanes tra scogliere, distese di lupini dell'Alaska (sempre più infestanti, ma che spettacolo), sorgenti termali, cavallini islandesi al pascolo tra i prati in fiore, colonie di leggiadre sterne artiche.Quindi ci siamo diretti col nostro fuoristrada fino al cuore della riserva di Fjallabak. Una pista di una trentina di chilometri con tratti di una bellezza mozzafiato e due guadi finali ci hanno condotto alle porte del paradiso. La quinta volta per me su queste montagne ma lo stupore resta intatto. Senza corrente 220v e senza bagni (ci sono ma all'esterno, in altro caseggiato), però il rifugio che sarà la nostra casa per molti giorni ci accoglie nella strepitosa spianata di Laugahraun col calore che ricordavo bene. Nelle camerate si ride e si russa in tutte le lingue e la cucina comune è una miscela unica delle tavole di mezzo pianeta. Tutt'intorno, prati gialli di ranuncoli e calte palustri, sorgenti termali fumiganti dove zampettano tranquilli i falaropi, greti con viavai di morette arlecchino. E subito dietro il rifugio, attorniato dalle tende del più spartano dei campeggi, la ruvida lingua della colata lavica del 1477 a chiudere un panorama senza paragoni: i sensori faticano a catturare tanta bellezza!Servono nomi? Mah, forse a fare colore per via delle improbabili sequenze di vocali e consonanti: Brennisteinsalda, Graenagil, Ljotipollur, Blahnukur, Raudfossar... Ma facciamo soste continue, impossibile qui marciare spediti sul sentiero se dentro hai il sacro fuoco della fotografia.Geometrie e simmetrie della natura ci colpiscono e ci incantano. Il vento a tratti ci toglie il respiro. Gli escursionisti, complici anche due belle giornate di sole, talvolta sono tanti relativamente all'asprezza del luogo - sicuramente in crescita rispetto al passato - e più di una volta ci salutiamo in italiano. Le giornate passano scandite dalla natura e dalla fotografia, niente altro. Dai punti panoramici, di aggettivi non ne abbiamo più. Landmannalaugar, la terra com'era. A sera, al solito posto sui festoni di lava ammantati di sfagno, è la pernice bianca artica a darci il commiato. Torniamo al rifugio per prepararci una buona cena, ma poi si riesce ancora a far foto. Mica sempre, però: c'è tempo anche per un bagno tra i fumi di una pozza d'acqua calda per corroborare corpo e spirito. Quando è ora di ripartire, l'ultimo giorno, dedichiamo qualche ora anche alla mia amata spiaggia nera di Vik, poco più a sud. Grotte di basalto, faraglioni che si alzano da un mare inquietante il cui respiro risucchia non di rado un turista imprudente, immagini ormai tra le più celebri del Paese: l'Islanda dei vichinghi e delle saghe, delle canzoni di Bjork e delle foto dei ghiacciai sulle bacheche degli amici in vacanza. Ma molto, molto resta ancora da scoprire.
Per una volta avrei voglia di far parlare solo le immagini... Ritratti di un'isola che non si smentisce mai, nonostante la veda ogni volta - forse mai come stavolta, nonostante fosse fine settembre - più preda di un turismo vorace. Di territorio e di emozioni. Comunque. Soddisfatto di aver portato - dal 19 al 28 settembre, per il consueto Photo Tour - altre 6 persone a stupirsi e incantarsi davanti agli spettacoli naturali dell'Islanda. Questo itinerario autunnale l'ho ormai percorso diverse volte, quindi per me è sempre una piccola sfida personale - assieme alla conduzione del workshop, cioé soprattutto l'assistenza fotografica ai partecipanti - riuscire a "vedere" cose nuove. E spesso non riesco. Stesso periodo dell'anno, stessi luoghi (con piccoli aggiustamenti di tiro per rendere il Photo Tour sempre più appagante, almeno spero). Stesse sensazioni di spazi immensi, luci imprevedibili, gli elementi per una volta dalla tua parte senza ostacoli artificiali. Però sembrano in crescita inarrestabile, va pur detto: i parcheggi presso mete famose e meno famose; i tempi di attesa per ritirare l'auto a noleggio; le barriere per prevenire incidenti sul bordo delle scogliere (così impedendo, talvolta, gli scatti migliori); le pedane per ammirare in maniera controllata cascate & co.; le piscine della Laguna Blu (ora con prenotazione obbligatoria e cantieri per la costruzione di un nuovo luxury hotel, che aprirà l'anno prossimo); i centri-visita con caffetteria annessa laddove fino all'anno scorso - come a Fjallsarlon - c'era il meraviglioso nulla.
Sono tornato ieri dal workshop autunnale in Islanda. Che dire? Visitare l'isola in questo periodo si dimostra una scelta vincente, abbiamo trovato colori straordinari al punto che talvolta era veramente difficile non fermarsi ogni cento metri di strada a far foto. Landmannalaugar, ogni volta che torno, si dimostra essere un luogo da record non solo per la difficoltà a pronunciarne il nome... al punto che sto pensando di dedicare a quest'area remota, tra le più selvagge del continente, una iniziativa straordinaria l'anno prossimo. Anche i ghiacciai che abbiamo visitato, o meglio le loro aree marginali comprese alcune location nuove per me, si sono confermati dei soggetti fantastici per riprese ogni volta differenti. I miei compagni di viaggio anche questa volta sono stati unici! Con Luana, Rita, Consuelo e Fabio abbiamo condiviso sole e pioggia, inquadrature e sbuffi (per le minuscole, insistenti gocce di pioggia sull'obiettivo, ad esempio) risate e dolciumi vari :-) E stavolta anche una piccola, graditissima aurora boreale ha illuminato di verde una delle nostre notti... Insomma, tutte conferme e non sarebbe potuto andare diversamente vista la natura straordinariamente bella dell'isola. Ma allora perché "una nuova Islanda"? Perché stavolta ho realizzato il reportage con una attrezzatura nuova di zecca, che ho acquistato solo poche settimane prima della partenza. Dunque, il primo banco di prova importante per il mio nuovo corredo che sembra voler davvero rivoluzionare la mia attività professionale in particolare per un dettaglio: corpo macchina e intero parco ottiche - da 24 a 600 mm - pesano in totale 733 grammi (settecentotrentatre). Praticamente, una nuova vita :-)
Veniamo alle immagini. Ah, sempre più difficile selezionarle. Non nel senso che impiego più tempo di prima a scegliere quali siano le migliori: quello no, me ne accorgo mentre scatto. È che col passare del tempo trovo che si allarghi lo spazio tra le emozioni vissute e i segni contenuti nel rettangolo dell'inquadratura: spesso banali, già visti, ridondanti.
Mai assaporato i colori del Grande Nord, quando le giornate iniziano ad accorciarsi e la luce del cielo avvolge il paesaggio come un grande pannello riflettente? Dal 19 al 28 settembre sono stato in Islanda per il secondo Photo Tour di quest'anno sull'isola. Ancora un'esperienza di viaggio esaltante, resa unica - oltre che da un fantastico gruppo, grazie amici! - dalle atmosfere e dalle luci che questo periodo dell'anno sa offrire a quelle alte latitudini. Come nel viaggio dell'anno scorso, effettuato a giugno, abbiamo esplorato il settore meridionale dell'isola perlopiù lungo la costa senza però privarci della grande emozione di visitare una delle aree più interessanti del Paese: quella di Landmannalaugar, tra i gioielli paesistici del Vecchio Continente. Tante le aree che abbiamo visitato, aprendo i nostri cavalletti davanti a spettacoli ogni volta diversi. La fotografia è davvero un mezzo formidabile per esprimere le nostre emozioni! Anche stavolta il tratto centrale dell'itinerario non ha deluso. Location assolutamente uniche, il solito meteo islandese estremamente mutevole, la concentrazione che solo un gruppo di tutti fotografi può concedersi, ci hanno fatto divertire e produrre immagini impossibili a farsi altrove. Per i miei compagni di viaggio, davvero un'occasione unica per mettere in pratica e perfezionare tutte le nozioni apprese al mio Corso! Arrivare alla laguna glaciale di Jokulsarlon anche stavolta è stata un'emozione indescrivibile. Venendo da ovest nulla s'immagina fino all'ultimo momento, quando la strada scavalca il canale sul ponte e davanti ai tuoi occhi si apre uno spettacolo mai visto prima. Stavolta ho potuto prevedere tutto e non mi sono perso prima il silenzio e gli sguardi attoniti e poi le esclamazioni incredule dei miei compagni ... Ed anche ad un'altra non lontana laguna, sempre creata dall'immensa calotta glaciale del Vatnajokull, seppure per il poco tempo a disposizione lo spettacolo si ripete. Lasciamo l'isola carichi di sensazioni che ci porteremo dietro a lungo. Almeno, fino alla prossima Islanda!
Rieccoci! Questo abbiamo pensato - e detto - appena atterrati a Reykjavik il 20 giugno scorso. A un anno giusto giusto di distanza dal primo viaggio, allorché avevamo esplorato la parte sud del Paese, siamo tornati in Islanda per un nuovo itinerario: stavolta nell'area più solitaria e appartata delle sue lunghe e frastagliate coste. I Fiordi del Nord Ovest. Abbiamo iniziato il nostro Tour con una prima esplorazione della penisola dello Snaefells: proprio lui, il monte incoronato da Jules Verne come l'ombelico del mondo, porta di accesso all'immaginifico Viaggio al centro della terra (da bambino, il mio libro preferito). A Grundarfjourdur, dopo esserci sistemati in ostello e preparata la prima cena ottimamente autogestita, siamo usciti di nuovo a fotografare ed è stato emozionante assistere allo spettacolo del sole di mezzanotte che (non) tramontava dietro il profilo aguzzo del monte Kirkjufell, con le cascate del torrente a rendere pressoché perfetta la composizione. Evitato - grazie al traghetto Baldur - un lungo giro di circumnavigazione di un fiordo, eccoci finalmente sbarcati nella regione dei Fiordi del Nord Ovest! Dopo una sosta esplorativa alla grandiosa spiaggia di Raudisandur (e, poco, prima, l'incontro con due adulti di aquila di mare) ci siamo diretti ad una delle mete principali del viaggio: la gigantesca scogliera di Latrabjarg. Una dozzina di chilometri di falesia verticale, alta da 50 a 400 m, da cui centinaia di migliaia di uccelli marini ogni anno - parlo dei nuovi nati - fanno conoscenza col pianeta Terra. Spettacolo! A Latrabjarg, in effetti il principale sito riproduttivo per gli uccelli marini di scogliera dell'Europa intera (se non erro), la promiscuità con i pulcinella di mare è quasi imbarazzante ed ho potuto sperimentare alcune riprese (come la prima della galleria qui in alto) addirittura col grandangolare a focale 19 mm! La notorietà del sito, dove abbiamo anche avuto il primo emozionante incontro con le foche, è tale che le nostre escursioni anche notturne si sono svolte in qualche compagnia: turisti, birdwatchers o semplici appassionati non mancano mai in questo pur sperduto angolo di mondo, e la concomitanza con le partite dei mondiali di calcio non era sufficiente (se non nelle ore più antelucane) a fare completo deserto sul ciglio della scogliera sferzato dal vento. Da Latrabjarg in avanti, invece, l'esplorazione della regione si è consumata in pressoché totale solitudine. Spiagge sconfinate, valichi montani a tutti gli effetti (tra nebbie e tornanti e nevai, nonostante fossimo mai a più di 20-30 minuti dal mare), naturalmente torrenti e cascate sono state altrettante occasioni di sosta e sessioni di ripresa. Fatto campo base presso l'ostello nella solita magnifica situazione ambientale - circondati da chiurli piccoli, pettegole e falaropi beccosottile, per non dire dei nevai e dei prati allagati punteggiati di eriofori - abbiamo raggiunto la piccola capitale dei Fiordi e cioè Isafjordur per partire all'indomani per un'escursione che ci ha emozionato. Destinazione: la selvaggia penisola di Hornstrandir, praticamente incontaminata, parco nazionale, uno dei non molti luoghi d'Europa dove ogni naturalista che si rispetti dovrebbe recarsi in pellegrinaggio! Una manciata di ore appena, tra sbarco e imbarco di fortuna, per assaporare l'autentico Wild North e sperare di avvistare lei. E lei si è concessa, eccome se si è concessa. Prima facendo capolino accanto a un masso, poi avvicinandosi tranquilla - la volpe artica (Alopex lagopus)! - all'appuntamento che l'attendeva e cioè cinque favolosi cuccioli da allattare presso la tana (dove eravamo stati indirizzati dagli stessi ricercatori che seguono la popolazione locale di questo mammifero, qui particolarmente abbondante e confidente), che prima, durante e dopo il pasto si sono scatenati in un comico e irresistibile show che i presenti - beh, credo proprio - ricorderanno a lungo. Lasciate a malincuore Hornstrandir e le sue volpi, è iniziato il riavvicinamento a Reykjavik. La discesa verso sud, lungo strade ora asfaltate ora sterrate che tagliano gli aerei orizzonti islandesi, è stata una traversata di un paio di giorni che ci ha fruttato altre ottime occasioni per fotografare. Colonie di sterne artiche e di foche, gruppi di morette arlecchino a mollo in torrenti glaciali, campi gialli di ranuncoli... insomma, l'Islanda :-) Prima dell'aeroporto, ultima alzataccia del Tour, abbiamo tempo per gli ultimi paesaggi: il faraglione elfico di Hvitserkur, che si specchia nei colori dell'ennesimo tramonto senza fine, e i mille rivoli della cascata di Hraunfossar. Arrivederci Islanda, a presto!
Sono appena tornato da uno scouting trip in Islanda. Dieci giorni ad esplorare un itinerario accuratamente preparato, in previsione di lanciare un Photo Tour a partire dal 2014. Sarò banale: fantastico! Assieme a Claudia, Massimiliano e Renzo abbiamo toccato con mano - per la prima volta - quante emozioni è capace di offrire quest'isola a chi è alla ricerca di natura integra, di luci straordinarie, di paesaggi intensi, di incontri con gli animali, di orizzonti solitari. Una terra senza eguali in Europa, questo è fuori discussione. La cui visita è resa facile dalla stagione - fine giugno: doveva essere il momento migliore e lo è stato, godendo di tanto sole ma anche di quel po' di tempo mutevole di cui hanno bisogno le nostre inquadrature - e dalla pratica efficienza del suo popolo, che per il viaggiatore si traduce per esempio in viabilità ottima (principale e secondaria, piste comprese per quel poco che abbiamo testato), facilità nel procurarsi vitto e alloggio (purché organizzati per tempo), wi-fi assai diffuso, lingua inglese parlata da tutti. Non voglio e non posso ripercorrere qui tutte le tappe del viaggio, mi limito piuttosto a citarne solo due luoghi - gli indubbi protagonisti del tour - lasciando per il resto spazio alle immagini quanto a singoli incontri, tappe veloci ma non meno intense, luci incontrate lungo la via. Prima terra promessa, di quest'Islanda-Terra di Mezzo coi nomi che paiono partoriti dalla penna di Tolkien, è senza ombra di dubbio Landmannalaugar. Vogliamo aggiungere qualche parola? Mah, per quel che occorre... Le forme morbide e i colori di queste montagne di riolite, poste nell'area meridionale dell'interno, ne fanno un luogo di paesaggi unici che i nevai in via di scioglimento d'inizio estate non fanno che esaltare. Abbiamo dormito in rifugio, in allegra promiscuità con bande di francesi, spagnoli, olandesi, tedeschi; cucinato fianco a fianco - fornello a fornello? - a loro stupendoci delle rispettive pietanze in preparazione (ma noi di più); camminato sul sentiero tra massi lucidi di ossidiana, in un paesaggio dantesco; passeggiato presso le pozze di acqua termale (sì, ci sono pure quelle in paradiso) dietro al rifugio a "caccia" di falaropi beccosottile, morette arlecchino, pivieri dorati... Che posto Landmanna! Evito di citare tutte le cascate che abbiamo visitato e poi un canyon dal nome impronunciabile. Metto una carrellata di foto, altrimenti questo post si allunga a dismisura. Anche le coste ci hanno regalato scatti unici, grazie alla vastità degli orizzonti ed alla natura vulcanica delle rocce. Le distese di lupino dell'Alaska (Lupinus nootkatensis), specie esotica che si sta cercando di eradicare almeno nei parchi nazionali ma sembrerebbe con scarso successo, ci hanno accompagnato tra lande desolate, letti fluviali giganteschi e geyser in ebollizione. E lungo la strada, finanche la sera prima di giungere in aeroporto, gli incontri con gli uccelli ci hanno stupito: per varietà, distanza di fuga ridotta, possibilità unica di studiarne il comportamento da vicino senza quella distanza siderale che altrove ce ne separa sul campo. Ultima tappa del viaggio è stata la laguna glaciale di Jokulsarlon. Nonostante l'avessi sognata tante volte nelle immagini altrui, confesso di aver respinto un groppo in gola quando ci siamo arrivati la prima volta (alle nove di sera: e per restarci a fotografare fino alle quattro del mattino, a costo di chiamare l'ostello per farci lasciare fuori la chiave...). Questa laguna si è formata presso una delle lingue del grande ghiacciaio Vatnajokull e gli iceberg vi galleggiano a centinaia, talvolta avvicinandosi alle sponde coi loro riflessi in qualche caso lucenti come grossi diamanti dalle forme più improbabili. Sterne codalunga, edredoni e foche sono i padroni di casa qui, non certo la folla di turisti che ci tiene lontani durante il giorno e che priva il luogo di molto del suo fascino. Per due notti di fila, invece, noi abbiamo fotografato quasi in solitaria tra la laguna e la spiaggia del mare subito adiacente dove iceberg più grossi si arenano davanti alle onde. A Jokulsarlon il viaggio finisce, anche se c'è naturalmente da tornare a Reykiavik e strada facendo avremo modo di effettuare soste assai proficue, dal punto di vista fotografico. Negli occhi un'Europa estrema ma poi alla portata di tutti, perfino comoda, che lascia i ricordi sospesi... Grazie ai miei compagni di viaggio!
E all'anno prossimo! |
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