Effettuando con calma il periplo del lago, e soprattutto sapendo dove andare, si possono fare scatti sicuramente singolari senza nessuna particolare attrezzatura alpinistica né acquistare nessun biglietto aereo ;-)
In previsione del Workshop che vi terrò sabato prossimo, 2 febbraio, ieri sono tornato al lago di Campotosto. Si tratta di uno dei bacini artificiali più interessanti dell'Appennino centrale, per via della quota (1300 m circa) e dell'estensione (è il più grande dell'Abruzzo). Ogni inverno una parte del lago ghiaccia. Lastre azzurrine rivestono la superficie, offrendo dalle sponde scorci che ricordano quelli - gettonatissimi dai fotografi di mezz'Europa - di certe lagune islandesi.
Effettuando con calma il periplo del lago, e soprattutto sapendo dove andare, si possono fare scatti sicuramente singolari senza nessuna particolare attrezzatura alpinistica né acquistare nessun biglietto aereo ;-)
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In previsione del Workshop di domenica 16 dicembre, ieri sono stato al parco nazionale del Circeo. Certamente senza sapori wild, snobbata da molti appassionati per via della diffusa antropizzazione, quest'area protetta in realtà mantiene nonostante tutto i suoi connotati di naturalità. E soprattutto chi vi si reca per osservare o fotografare uccelli trova pane per i suoi denti. Purché si vada nei luoghi giusti. Quello intorno l'alba è sempre un momento magico. I colori pastello del cielo e, di riflesso, dell'acqua offrono fondali d'eccezione. Nei laghi e le zone umide adiacenti ci sono un sacco di uccelli. Anatre e cormorani, soprattutto, ma anche limicoli, ardeidi, falchi di palude in continui voli di perlustrazione, passeriformi in frenetica attività per vincere la battaglia quotidiana col freddo e la fame. Contrariamente all'altr'anno, ora le piscine della foresta demaniale - la grande "selva del Circeo" visitata e ricordata anche dal grande viaggiatore ottocentesco Ferdinand Gregorovius - sono allagate. Ed è possibile così fotografare quest'ambiente assolutamente unico, dove le querce affondano le radici in lame d'acqua ingombre di foglie e rami caduti al suolo. Peccato sia possibile l'accesso soltanto ad una piscina, visto che le altre sono tutte incluse entro zone di riserva integrale (ma ha un senso?). Il breve pomeriggio, come d'abitudine, lo dedico alle centinaia di folaghe ed anatre - soprattutto moriglioni - che affollano il lago di Fogliano. Fino al tramonto di una tersa giornata invernale. Un'altra tavolozza di luci e forme e colori offerta dal Circeo, in fondo un po' la Camargue de noantri fotografi e naturalisti romani. E meno male che c'è!
Dopo forse un anno di assenza, giorni fa sono tornato al lago di Vico in vista del Workshop che vi terrò domenica prossima. Sul fondo di una conca ammantata di boschi, si tratta di uno dei laghi più belli del Lazio e dell’Italia centrale e la riserva naturale che lo protegge - su circa 4100 ettari - è uno dei piccoli gioielli del Lazio naturale. Le sue acque, con le sponde a canneto, sono frequentate da numerose specie di uccelli tra cui un'importante popolazione nidificante di svasso maggiore, anatre e folaghe, rapaci. Subito alle spalle del lago, mentre le coltivazioni di noccioli occupano quasi per intero il resto del fondo della conca, sulle pendici l'antico edificio vulcanico è tappezzato di boschi. Grazie al microclima fresco ed umido si tratta in parte di sorprendenti faggete, con settori di grande bellezza. Insomma, un interessante terreno di gioco per il fotografo naturalista. Le foto qui pubblicate, tutte dell'altro ieri, danno un esempio di quel che proveremo a realizzare durante il workshop di domenica 25 che comprenderà pure una puntata al vicino monte Cimino. Ieri al parco nazionale del Circeo diverse specie di uccelli animavano le zone umide - in una giornata finalmente fresca e con pioggia a tratti - tra cui specie poco consuete da queste parti, come casarca e pivieressa. Ho dedicato loro la mattina, ritraendoli in maniera classica - quella a suon di raffiche di otturatore per "congelare" pose plastiche, catture di preda, zampe alzate etc. ; ma non è mancato qualche panning - più che altro per provare il modulo AF a 61 (sessantuno!) punti della nuova fotocamera. Nel pomeriggio ho cambiato location e tecnica, laddove il consueto assembramento di folaghe - dovuto alla foce di un canale d'acqua dolce dove vanno ad abbeverarsi - mi ha suggerito scatti meno tradizionali (e anche, una volta tanto, una post-produzione degna di questo nome soprattutto per esaltare volutamente i grafismi di alcune inquadrature).
Se non ci fosse, l'Appennino bisognerebbe inventarlo. Non sembrano quasi Italia certi luoghi dove giunge una strada eppure restano deserti, a nemmeno un'ora da un casello autostradale. Come il lago di Campotosto non lontano da L'Aquila, nel parco nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga.
Devo la tentazione di tornarci a distanza di anni, ieri, all'ottimo Eliseo Strinella che da tempo si da' da fare per far conoscere ed apprezzare questo luogo magico dove s'affaccia il Gran Sasso. Non è, non è mai stato un parco come un altro. Isola sotto assedio, patchwork di ambienti quasi disegnato con la squadra, in perenne bilico - nella considerazione del pubblico - tra sito del Patrimonio UNESCO d'importanza Universale, Planetaria e via retorizzando e (grande) giardinetto pubblico per i residenti di Latina e dintorni, il Circeo da quasi ottant'anni (è stato istituito nel lontano 1934) rappresenta l'area naturale protetta più famosa del Lazio. Difenderlo non dev'essere facile, chiedetelo ai suoi attuali dirigenti (gli ottimi Gaetano Benedetto e Giuliano Tallone). Messi quotidianamente sulla graticola dai portatori dei robusti interessi che gravitano sull'area, e giusto stamani almeno un poco alleviati (e paradossalmente: stessa maggioranza !) dalla decisa e alla fine decisiva opposizione del ministro dei Beni culturali Galan allo sciagurato Piano Casa partorito dalla giunta Polverini. Vale a dire, uno dei tanti punti di scontro tra innovatori (gli ambientalisti, in questo caso) e i conservatori (politici di corte vedute attenti ai soli interessi dei costruttori). Interessante e proprio di pochi giorni fa il cahier des doleances predisposto da Antonio Cianciullo per Repubblica. Duna, laghi, foresta, monte, isola. Di un mosaico ambientale così frazionato - e suddiviso nei suoi tasselli da strade e superstrade, serre, allevamenti, cittadine, mare - la fruizione non è facile. Me lo sono ripetuto anche ieri durante un sopralluogo volto a preparare uno dei miei prossimi workshops di Fotografia naturalistica. I laghi e le zone umide: pieni di avifauna, ma non vi sono capanni di osservazione (goffi e sostanzialmente inutili i tentativi fatti in passato). Il monte: splendidi il panorama e la macchia mediterranea, ma sporcizia e abbandono dei sentieri non invogliano. Zannone: una autentica meraviglia, ma con fruibilità a dir poco limitata. Foresta: bella e importante, ma un po' monotona... Duna: solito far west all'italiana dove i privati lucrano (rovinandolo) su un bene pubblico. Ma alla fine la conoscenza dei luoghi mi ha dato una mano ed ho trovato quel che cercavo. E i miei scatti, bene o male, li ho portati a casa. Il Workshop avrà luogo credo a dicembre, stay tuned ! Un paio d'ore sdraiato sul fango tra le salicornie hanno prodotto incontri consueti, ma come sempre valeva la pena. La migliore della mattinata l'avevo già messa da parte, però, e adesso è nella Gallery Light. E' un'erba e si chiama sorgo selvatico (Sorghum halepense).
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