Avete presente i local patches? Quei luoghi, grandi o più spesso piccoli, dove si torna in maniera ricorrente? In genere sono vicino casa (local, appunto), e quindi resta più facile ritornare a più riprese e così scoprirne gli angoli nascosti, il variare del paesaggio con le diverse stagioni e condizioni climatiche... A uno che organizza Photo Tour, invece, capita che talvolta tali luoghi non siano vicini affatto. Ma che anzi distino più di duemila chilometri dalla porta di casa. Per esempio le Orcadi.
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Ed anche per il Photo Tour alle isole Orcadi, nella lontana Scozia settentrionale, è giunta quest'estate la seconda edizione. Dopo tante puntate in Islanda, torno a Nord in quest'arcipelago così contraddittorio tra paesaggi agresti, piccole comunità, scogliere selvagge. Ci torno con Iolanda, Giovanna, Andrea, Riccardo, Saverio, Francesco e Mauro. Anche stavolta una bellissima compagnia! Rispetto all'anno scorso, al solito, ho ritoccato leggermente il programma per migliorarlo e renderlo più aderente alle nostre semplici, decise aspettative: fotografare al meglio le bellezze naturali di questi lembi di terra circondati da un mare cupo, severo, ricco però di vita. La novità maggiore è stata la visita a una terza isola e cioé Papa Westray, che si è andata aggiungendo a Mainland e Westray già esplorate nel 2016 (qui il report). Lunga poco più di 6 km, abitata da appena 70 persone, Papay (com'è chiamata localmente) si è rivelata una piacevole sorpresa e vi abbiamo rinvenuto all'inizio della seconda fioritura anche la rara Primula scotica, autentica star della flora nazionale. Per il resto anche stavolta le aspettative non sono andate certo deluse! Schede piene ogni (lungo!) giorno con tanti scatti a imprimere sul sensore gli incontri con le foche (mai così numerose), gli uccelli marini che colonizzano le scogliere, i fiori, i magnifici paesaggi di queste isole. L'ultima sera, in zona Cesarini, non abbiamo mancato neppure l'incontro ravvicinato col gufo di palude (grazie all'occhio attento di Giovanna) che piantandoci quei suoi grandi fanali gialli addosso s'è poi librato come una farfalla sui campi incolti del crepuscolo. Arrivederci Orcadi, speriamo al prossimo anno!
Veniamo alle immagini. Ah, sempre più difficile selezionarle. Non nel senso che impiego più tempo di prima a scegliere quali siano le migliori: quello no, me ne accorgo mentre scatto. È che col passare del tempo trovo che si allarghi lo spazio tra le emozioni vissute e i segni contenuti nel rettangolo dell'inquadratura: spesso banali, già visti, ridondanti.
Sono appena tornato da uno scouting trip in Islanda. Dieci giorni ad esplorare un itinerario accuratamente preparato, in previsione di lanciare un Photo Tour a partire dal 2014. Sarò banale: fantastico! Assieme a Claudia, Massimiliano e Renzo abbiamo toccato con mano - per la prima volta - quante emozioni è capace di offrire quest'isola a chi è alla ricerca di natura integra, di luci straordinarie, di paesaggi intensi, di incontri con gli animali, di orizzonti solitari. Una terra senza eguali in Europa, questo è fuori discussione. La cui visita è resa facile dalla stagione - fine giugno: doveva essere il momento migliore e lo è stato, godendo di tanto sole ma anche di quel po' di tempo mutevole di cui hanno bisogno le nostre inquadrature - e dalla pratica efficienza del suo popolo, che per il viaggiatore si traduce per esempio in viabilità ottima (principale e secondaria, piste comprese per quel poco che abbiamo testato), facilità nel procurarsi vitto e alloggio (purché organizzati per tempo), wi-fi assai diffuso, lingua inglese parlata da tutti. Non voglio e non posso ripercorrere qui tutte le tappe del viaggio, mi limito piuttosto a citarne solo due luoghi - gli indubbi protagonisti del tour - lasciando per il resto spazio alle immagini quanto a singoli incontri, tappe veloci ma non meno intense, luci incontrate lungo la via. Prima terra promessa, di quest'Islanda-Terra di Mezzo coi nomi che paiono partoriti dalla penna di Tolkien, è senza ombra di dubbio Landmannalaugar. Vogliamo aggiungere qualche parola? Mah, per quel che occorre... Le forme morbide e i colori di queste montagne di riolite, poste nell'area meridionale dell'interno, ne fanno un luogo di paesaggi unici che i nevai in via di scioglimento d'inizio estate non fanno che esaltare. Abbiamo dormito in rifugio, in allegra promiscuità con bande di francesi, spagnoli, olandesi, tedeschi; cucinato fianco a fianco - fornello a fornello? - a loro stupendoci delle rispettive pietanze in preparazione (ma noi di più); camminato sul sentiero tra massi lucidi di ossidiana, in un paesaggio dantesco; passeggiato presso le pozze di acqua termale (sì, ci sono pure quelle in paradiso) dietro al rifugio a "caccia" di falaropi beccosottile, morette arlecchino, pivieri dorati... Che posto Landmanna! Evito di citare tutte le cascate che abbiamo visitato e poi un canyon dal nome impronunciabile. Metto una carrellata di foto, altrimenti questo post si allunga a dismisura. Anche le coste ci hanno regalato scatti unici, grazie alla vastità degli orizzonti ed alla natura vulcanica delle rocce. Le distese di lupino dell'Alaska (Lupinus nootkatensis), specie esotica che si sta cercando di eradicare almeno nei parchi nazionali ma sembrerebbe con scarso successo, ci hanno accompagnato tra lande desolate, letti fluviali giganteschi e geyser in ebollizione. E lungo la strada, finanche la sera prima di giungere in aeroporto, gli incontri con gli uccelli ci hanno stupito: per varietà, distanza di fuga ridotta, possibilità unica di studiarne il comportamento da vicino senza quella distanza siderale che altrove ce ne separa sul campo. Ultima tappa del viaggio è stata la laguna glaciale di Jokulsarlon. Nonostante l'avessi sognata tante volte nelle immagini altrui, confesso di aver respinto un groppo in gola quando ci siamo arrivati la prima volta (alle nove di sera: e per restarci a fotografare fino alle quattro del mattino, a costo di chiamare l'ostello per farci lasciare fuori la chiave...). Questa laguna si è formata presso una delle lingue del grande ghiacciaio Vatnajokull e gli iceberg vi galleggiano a centinaia, talvolta avvicinandosi alle sponde coi loro riflessi in qualche caso lucenti come grossi diamanti dalle forme più improbabili. Sterne codalunga, edredoni e foche sono i padroni di casa qui, non certo la folla di turisti che ci tiene lontani durante il giorno e che priva il luogo di molto del suo fascino. Per due notti di fila, invece, noi abbiamo fotografato quasi in solitaria tra la laguna e la spiaggia del mare subito adiacente dove iceberg più grossi si arenano davanti alle onde. A Jokulsarlon il viaggio finisce, anche se c'è naturalmente da tornare a Reykiavik e strada facendo avremo modo di effettuare soste assai proficue, dal punto di vista fotografico. Negli occhi un'Europa estrema ma poi alla portata di tutti, perfino comoda, che lascia i ricordi sospesi... Grazie ai miei compagni di viaggio!
E all'anno prossimo! |
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