Già on line da adesso, ritrae un magnifico esemplare di gambero di fiume (una dozzina di centimetri tra capo e coda, forse più) fotografato in un limpido ruscello del viterbese. La trovate in Home.
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Dobbiamo farcela.
Dobbiamo, noi comunicatori italiani (fotografi, giornalisti, divulgatori, illustratori), riuscire ad essere più efficaci nel conquistare il pubblico alla causa della conservazione della natura. Più rigore, più etica, più preparazione, più impegno. Lo esigono il rispetto del nostro lavoro, il confronto coi nostri colleghi all'estero - UK innanzi tutto - ma soprattutto le straordinarie risorse che il nostro Paese ancora (ancora, non riesco a usare questo avverbio senza pensare ad Antonio Cederna che vi ironizzava argutamente sopra) possiede. C'è un pubblico distratto, imbolsito dalla routine artificiale della vita in città e ipnotizzato dai riti del consumo, da attrarre, coinvolgere, informare. Troppo pochi, pochissimi, quelli dalla nostra parte. Eppure lo spettacolo è lì, dietro l'angolo. L'atmosfera di un'alba, l'affanno di un cervo in corsa, l'azzurro quasi dipinto di una Rosalia alpina, nientemeno che un orso - vero! libero! - che sbuffa e mastica e bighellona davanti alle lenti del teleobiettivo (tutte le riprese sono di ieri al parco nazionale d'Abruzzo, Lazio, Molise; NB per ingrandire le foto occorre cliccarvi sopra) sono immagini davanti a cui cadrebbero tanti veli di indifferenza. Come in poche altre fasi della loro storia almeno recente, a me sembra, la vita di tanta parte degli italiani è avviluppata dal degrado morale e materiale, dalla volgarità e dall'egoismo, da un darwinismo sociale degno di miglior causa. Facciamo parlare la bellezza. Sdraiato all'alba tra le salicornie, in una spiaggetta del parco nazionale del Circeo, nelle scorse mattine ho fotografato tra nugoli di moscerini (credo ditteri chironomidi, ma non ne sono certo: di sicuro, invece, non pungevano !) ben cinque specie di limicoli nello spazio di un fazzoletto di fango di un paio di metri quadrati. Si tratta, nell'ordine di apparizione, di: piovanello tridattilo (sgargiante la colorazione rossiccia di capo e collo propria dell'abito estivo), corriere grosso (new entry nel mio archivio), fratini quantomai nervosi e rissosi tra loro, piro-piro piccolo, piro-piro boschereccio. Per ingrandire le foto occorre cliccarvi sopra.
Un applauso alla biodiversità, per favore. Viste le abitudini soprattutto notturne, la foto - scattata con due flash, escludendo la luce ambiente - simula tale condizione ma l'ho fatta ieri mattina, più o meno alle 11. Dopo ricerche varie, studio della cartografia, sopralluoghi a vuoto, altre uscite con risultati parziali, con Massimo e Marco è stato un vero piacere nonchè una sorpresa ritrovarci a fotografare gamberi di fiume (Austropotamobius italicus) per quasi tre ore in una pozza che ospitava non meno di 30 esemplari ! Dedicato a chi sostiene che in natura ad agosto non c'è nulla da fotografare, dalle parti di Roma e tranne che in montagna, perchè "le oasi" sono deserte o proprio chiuse... .. ancora nei fossi del viterbese, selvatico microcosmo dove fuggire la calura estiva.
E finalmente, dopo averlo a lungo desiderato, sono riuscito a fotografare il ghiozzo di ruscello (Podagobius nigricans), tipico frequentatore dei corsi d'acqua del Lazio e dell'Italia centrale tirrenica (non a caso è pure detto ghiozzo etrusco). Bestiolina splendida lunga non più di 10 cm, ha le due pinne ventrali unite a formare quasi una ventosa che gli funge da ancora, per bloccarsi sul fondo, mentre le due pettorali sono Pecten quasi perfetti. A renderlo sempre meno frequente sono l'inquinamento delle acque, l'immissione di trote (che lo predano) oppure del congenere ghiozzo padano (Podagobius bonelli). La maggioranza dei romani non lo sospetta, ma buona parte della nostra terra è disegnata dal fuoco. Come nessuna altra regione italiana e come poche in Europa - la splendida Alvernia nel Massiccio Centrale francese, ad esempio - il Lazio possiede un paesaggio attuale letteralmente forgiato dal vulcanismo. Prova più evidente ne sono naturalmente i laghi, mai così numerosi: oculi scuri che visti con Google Earth s'allargano come grumi di pixel in fuga dalla ragnatela urbana e periurbana. Ma sotto alla cotica dei boschi, è la lava scura a denunciare inequivocabilmente quelle origini remote che ogni fosso del viterbese - come quello del Cerreto, ritratto piedi a mollo ieri pomeriggio - mette a nudo. E l'acqua vi scorre sopra smussandone le asperità, talvolta pure ad agosto.
I tori non c'erano e neppure gli stagni, eppure ieri mattina la vista di 61 aironi guardabuoi che marcavano stretto un gregge di pecore nei prati della bassa valle del Mignone, a Tolfa, non poteva che ricordarmi i paesaggi del delta del Rodano. Un tempo si vedevano e fotografavano soprattutto lì, i guardabuoi, mentre negli ultimi anni abbiamo assistito a una loro diffusione impressionante anche da noi. In ogni caso, così tanti assieme a Tolfa non li avevo mai visti.
Da uno dei tanti cahiers des doleances: "Nel 2010, anno mondiale della biodiversità, il Governo nazionale taglia del 50% le risorse per i Parchi Nazionali. Con il taglio del 50% dei fondi destinati ai Parchi l’Italia raggiungerebbe, con soli 17 euro di spesa per ettaro protetto, il triste primato europeo nel minore impiego di risorse per la conservazione di specie e habitat. I parchi italiani svolgono un ruolo fondamentale per il rispetto di impegni internazionali, come quelli assunti con la ratifica della Convenzione di Rio de Janeiro del 1992, per le quali lo Stato italiano si è impegnato, ratificando tale convenzione, a intraprendere misure finalizzate alla conservazione della biodiversità. Si tratta di una scelta scellerata, tanto più se si considera che i parchi italiani con le loro iniziative innovative hanno permesso lo sviluppo di economie sostenibili, spesso facendo da traino per i territori interessati". Già i giornali se ne sono scordati e non serve più il condizionale. Il taglio ora è realtà. Cosa si può scrivere a commento di una notizia simile? Dopo anni a raccontare i parchi, a viverli, a viaggiarci, parlare di sconforto è usare un eufemismo.... e già si intravedono le ricadute della scelta del Parlamento anche a livello regionale. Quella dei parchi è stata ed è ancora una bella scommessa italiana, di quella minoranza che guarda al futuro e all'Europa, con o senza la divisa verde (nella foto, guardiaparco ai Lucretili, Lazio). Ma ora tutto sarà ancora più difficile. La Guida naturalistica ai Parchi di Roma è ora in vendita nelle librerie (al costo di 19 euro) oppure sempre presso il sito web dell'editore. Avendone alcune copie, sono in grado di spedirla a chi ne facesse richiesta risparmiando all'acquirente le spese di spedizione.
Quanto a Rocconi. La valle dei falchi, il Wwf gli ha dedicato un comunicato stampa: questo. Giornata-tipo di un meraviglioso luglio maremmano. Sveglia alle 4.30, acqua in faccia, zaino in auto dove sono già - non ne sono mai usciti - cavalletto e teste, capanno, telo mimetico, borraccia, razione K. Cinquecento metri di asfalto e cinquemila di sterrata - occhio ai sassi sporgenti, la mia piccola Toyota non è una Land Cruiser - tra querce possenti, casali di sogno ristrutturati da tedeschi e svizzeri, una baracca con gregge e cani a corredo. Auto parcheggiata, filo spinato scavalcato, a passo veloce raggiungo la postazione ogni giorno diversa: oggi accanto due balle di fieno, ieri tra le ginestre, ieri l'altro sotto a un acero. Nel cielo giocano due albanelle minori in più, nate da una covata che abbiamo individuato - io e Riccardo - e poi salvato dalla traiettoria di un trattore. Foto sotto al telo mimetico fino alle 9, poi col caldo divenuto insopportabile ritorno alla base. Colazione con Elena, magari pure con Dario e Flavio se riusciamo a tirarli giù dal letto. Relax. Durante il giorno, tra letture e chiacchiere con gli amici, a volte basta una passeggiata per l'incontro con lepri, caprioli, falchi pecchiaioli, saettoni. Alle 19 nuovi preparativi. Nello zaino entrano flash e radiocomandi e alle 19,30 esco. Mille metri di asfalto e seimila di sterrata. Alle 20.50 dev'essere tutto pronto e c'è un set da allestire. Qualcuno da il via e quasi all'unisono i cervi volanti decollano dai rami dei cerri e delle roverelle, gli occhioni cantano da fondovalle, l'assiolo appronta il suo monologo a due sillabe e le lucciole - a decine - il loro richiamo luminoso. E' allora che il succiacapre stupisce ancora il bosco. Col suo trillo interminabile, gli U-IK al decollo, persino il "numero" dell'applauso. Attimi in cui il naturalista ringrazia il fotografo, senza la cui tenacia forse lo spettacolo andrebbe deserto. Lo show dura solo mezz'ora, accidenti, non un minuto di più. E alle 22.30 si torna a casa, sempre se non incontro i soliti volpacchiotti. Ma oggi è primo agosto e sono di nuovo in città... |
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Wild Lazio
La mia mostra Wild Lazio è in giro per i parchi della regione. Per orari e aggiornamenti clicca qui.
Rocconi. La valle dei falchi
Un paradiso da scoprire per tutti gli appassionati di natura. Un libro dedicato a una delle aree sorprendentemente più ricche di biodiversità dell'Italia centrale. Qui il comunicato stampa del Wwf Italia. Per maggiori informazioni scrivimi. La mia pagina Facebook
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August 2019
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