Ieri giornata sul versante settentrionale del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio, Molise. Molte ore di nevicata avevano ammantato tutto di bianco. Le ciaspole affondavano di dieci centimetri nella neve fresca, ma prima del ritorno della bufera sono riuscito a camminare per 3-4 ore. Poi il sole è uscito di nuovo. Generalmente non frequento più le aree faunistiche, ma questa volta ho fatto un'eccezione e devo dire che veder ciondolare l'orso marsicano nel paesaggio innevato non è la stessa cosa che nel resto dell'anno. Ed ho anche osservato un comportamento del cervo che non conoscevo. Ho visto un esemplare rizzarsi ripetutamente sulle zampe posteriori non solo per cercare qualcosa da mangiare sui rami bassi degli alberi, ma pure per far cadere foglie e piccoli frutti utilizzando l'imponente palco (a sette punte) a mo' di rastrello!
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Nonostante tutto, a due ore da Roma capita di ammirare spettacoli come la corsa di quest'orso. Che ho fotografato ieri all'alba al parco nazionale d'Abruzzo. Per aggiornamenti sulle ricerche e censimenti in corso che interessano questa fantastica specie, è utile leggere questa intervista all'ottimo Paolo Ciucci dell'Università La Sapienza di Roma.
Gli ambienti del parco saranno teatro del Photo Tour dedicato ai cervi (ma pure all'orso...) del prossimo weekend. Nei primi giorni di maggio, un orso marsicano è stato trovato morto presso Pescasseroli dai guardiaparco. Una brutta notizia che si aggiunge alle altre, di simile tenore, che ultimamente riguardano forse il più affascinante animale della fauna italiana. Agli uomini in divisa verde, così, ancora una volta è toccato recarsi sul posto imprecando sull'idiozia umana, effettuando i rilievi di prassi, infine recuperando la carcassa per gli accertamenti del caso (causa probabile del decesso l'investimento da parte di un'auto). Altrettanto tristemente è ripartito il tam-tam disinformativo che da ormai parecchi anni circonda l'orso degli Appennini (la foto qui accanto è ripresa in natura; cliccare per ingrandire), anzi direi tutto ciò che circonda l'esistenza reale e immaginaria del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio , Molise. Non il primo ma il più discusso, il più chiacchierato, forse il più emozionante a conti fatti. Per le affermazioni secche e documentate che contiene - com'è natura degli estensori - mi sembra utile riportare qui un documento appena scritto dai ricercatori Luigi Boitani e Paolo Ciucci dell'Università di Roma "La Sapienza", pubblicato sulla rivista del parco. Orsi
Sentiamo chi li studia (estratto da “Natura Protetta” n. 10 – Primavera 2011) L’orso marsicano è una specie carismatica come poche altre in Italia, è quindi naturale che la vicenda della sua conservazione susciti passione e partecipazione nel pubblico e in tutti coloro che hanno a cuore le sorti delle specie minacciate. La piccola popolazione è ristretta in gran parte nei confini del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e solo saltuariamente qualche animale (per lo più maschi in dispersione) viene osservato per periodi più o meno brevi anche in aree esterne al Parco come le aree protette abruzzesi e fino alle Marche nel Parco Nazionale dei Sibillini. Discutere su tutte e sempre, anche se si è incompetenti della materia, è uno sport in cui l’Italia compete con successo per i primi posti in classifica (per continuare la lettura clicca su Read More qui accanto). A chi ha letto il precedente post, sulla nuova comparsa dell'orso alla Duchessa, devo dare una pessima notizia.
Il 17 febbraio, giovedi scorso, è stato firmato presso la Presidenza del Consiglio a Roma un Protocollo d'intesa "per il rilancio dello sviluppo e la valorizzazione dell'area aquilana del cratere colpita dal terremoto del 6 aprile 2009, ai fini ambientali e turistici". Firmatari la Regione Abruzzo, la Provincia dell'Aquila, i Comuni dell'Aquila, Lucoli, Ovindoli, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo nonchè - davvero incredibile questa - gli enti parco del Gran Sasso-Laga e del Sirente-Velino. Mi sono letto le 8 pagine del protocollo. In buona sostanza l'accordo mira al "potenziamento e miglioramento dell’offerta di impianti per lo sci alpino e nordico, nonché l’integrazione funzionale degli attuali siti di Montecristo e Campo Imperatore sul Gran Sasso aquilano da un lato, e dall’altro lato di Monte Magnola e di Campo Felice nell’area del Velino- Sirente, ed inoltre lo sviluppo della fruizione sciistica delle aree naturalmente vocate". Ho aperto la mappa. Unire gli impianti di Magnola e Campo Felice vuol dire subito una cosa: tagliare al suo cuore (i piani di Pezza) il corridoio ecologico tra parco del Sirente-Velino e riserva della Duchessa. Vuol dire impedire all'orso marsicano ogni possibile espansione del suo areale nel reatino. Vuol dire che il ministero dell'Ambiente, se renderà possibile la realizzazione del progetto, fa carta straccia del suo PATOM... E lo stesso dicasi per il previsto ampliamento delle piste sul Gran Sasso. Ciò in un momento storico di declino dello sci da discesa appenninico, a causa di inverni sempre più miti e delle quote non particolarmente elevate. Partiranno gli appelli - se dovranno partire - alla mobilitazione, alla stampa, all'Europa. Certo è che l'Abruzzo "Regione dei Parchi", così agendo, abdicherebbe al suo ruolo per un piatto di lenticchie. Ma, soprattutto, è giunto il momento di riflettere sulla debolezza dei nostri parchi. Dati per acquisiti e invece - Stelvio docet - dimenticati al primo frusciare di banconote. L'orso è tornato.
Dopo l'esemplare rinvenuto in fin di vita da alcuni escursionisti in Valle Amara, nel dicembre 2009, un altro esemplare si è aggirato nello scorso autunno sulle montagne della Duchessa, nel Lazio. Si tratta di Ulisse, l'orso che si era spinto fino al parco nazionale dei monti Sibillini tra Umbria e Marche, dov'è stato fotografato e filmato dai ricercatori. Le sue peregrinazioni si sono adesso rivolte nuovamente a sud, e campioni biologici raccolti dal personale della riserva della Duchessa hanno provato inequivocabilmente il suo ritorno sulle montagne laziali in ottobre (qui il comunicato della riserva). “Segnalazioni e avvistamenti provenienti dall’Appennino laziale anche ben fuori dal parco nazionale non sono certo una novità”, mi ha detto tempo fa Paolo Ciucci, che con Luigi Boitani conduce sull’orso marsicano la più consistente ricerca del momento e forse di sempre. “Però non arrivano indizi di incremento della popolazione (gli ultimi dati parlano di 43 orsi stimati in tutto l’Appennino, ndr) ma sempre e solo segni di presenza isolati, episodici o che comunque non lasciano intravedere il superamento dei fattori limitanti che evidentemente permangono a livello locale”. Sulla situazione attuale e quella potenziale dell'orso nel Lazio ho realizzato l'anno scorso un'inchiesta per PAN, scaricabile qui. La foto qui in basso è stata scattata nel parco nazionale d'Abruzzo, Lazio, Molise. Dobbiamo farcela.
Dobbiamo, noi comunicatori italiani (fotografi, giornalisti, divulgatori, illustratori), riuscire ad essere più efficaci nel conquistare il pubblico alla causa della conservazione della natura. Più rigore, più etica, più preparazione, più impegno. Lo esigono il rispetto del nostro lavoro, il confronto coi nostri colleghi all'estero - UK innanzi tutto - ma soprattutto le straordinarie risorse che il nostro Paese ancora (ancora, non riesco a usare questo avverbio senza pensare ad Antonio Cederna che vi ironizzava argutamente sopra) possiede. C'è un pubblico distratto, imbolsito dalla routine artificiale della vita in città e ipnotizzato dai riti del consumo, da attrarre, coinvolgere, informare. Troppo pochi, pochissimi, quelli dalla nostra parte. Eppure lo spettacolo è lì, dietro l'angolo. L'atmosfera di un'alba, l'affanno di un cervo in corsa, l'azzurro quasi dipinto di una Rosalia alpina, nientemeno che un orso - vero! libero! - che sbuffa e mastica e bighellona davanti alle lenti del teleobiettivo (tutte le riprese sono di ieri al parco nazionale d'Abruzzo, Lazio, Molise; NB per ingrandire le foto occorre cliccarvi sopra) sono immagini davanti a cui cadrebbero tanti veli di indifferenza. Come in poche altre fasi della loro storia almeno recente, a me sembra, la vita di tanta parte degli italiani è avviluppata dal degrado morale e materiale, dalla volgarità e dall'egoismo, da un darwinismo sociale degno di miglior causa. Facciamo parlare la bellezza. |
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