Li ho presi entrambi e li ho posati aldilà dell'asfalto, al sicuro. Pochi metri in auto e i fari illuminano un'altra coppietta. Due. Tre. No, aspetta: dieci, venti, un'invasione di rospi !
La pioggia non smette e ogni tanto passa un'auto a complicare le cose. Non c'è nessun cartello stradale che avvisi di fare attenzione, così molti anfibi non ce la fanno a raggiungere l'altra sponda di prato. Fermando gli automobilisti illumino la strada col torcione e favorisco il guado a non so quanti bufi, che con quell'espressione corrucciata sembrano senz'altro condannare il mio intervento - pur a loro favore. Ho solo un flash con me, tento una foto col panello diffusore che vola via nella bufera planando come un fulmine globulare su una coppietta dietro a un cardo. Ok, torno domani.
Il giorno dopo ho poco tempo, ma è sufficiente. Mi sdraio sul bordo dello stagno a lato della strada - il motivo di quella piccola migrazione di massa - dove già sono evidenti nell'acqua torbida i cordoni di uova fecondate. E vengo preso d'assalto dai maschi, condotti dagli ormoni a una sfacciataggine inusitata. Mi affrontano, mi scavalcano a balzi, la maggiore difficoltà di ripresa è tenere la lente frontale del grandangolo sgombra e pulita...
Dopo un viaggio di una settimana lunedi scorso torno allo stagno, ma è deserto: nemmeno un anfibio. Dalle uova in acqua nascerà una nuova generazione. E appuntamento all'anno prossimo.
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