La principale popolazione europea di questo affascinante avvoltoio è effettivamente quella spagnola, dove le colonie contano non di rado un centinaio di coppie. Si tratta infatti di una specie coloniale che nidifica sulle pareti rocciose, dove si possono trovare gruppi di 50-60 esemplari e anche più.
In Italia questo uccello si è estinto per una serie di cause tra cui la persecuzione diretta da parte dell’uomo - in particolare con la pratica dei cosiddetti “bocconi avvelenati”, con effetti micidiali per una specie necrofaga - ma in definitiva soprattutto per le modificazioni ambientali e sociali delle campagne. L’urbanizzazione crescente e la scomparsa o la rarefazione della pastorizia - cui la presenza del grifone è viceversa legata a filo doppio, essendo una specie che si nutre essenzialmente di carogne – hanno significato via via in tutte le aree un tempo occupate nel nostro Paese la condanna all’estinzione.
Oggi considerate da molti con scetticismo - "non si forza la mano alla natura, e soprattutto alle modificazioni di origine antropica che ne condizionano l'evoluzione" - se ben condotte le reintroduzioni ci restituiscono quel che abbiamo perso senza dover aspettare i tempi lunghi dei processi adattativi. E in Appennino centrale, nel territorio di circa 100 comuni nel raggio d'azione delle colonie di grifone oggi insediate, esistono circa 300.000 capi di bestiame tra mucche, capre, pecore e cavalli. Ripeto: trecentomila bestie al pascolo, tra radure e boschi, spesso allo stato brado. Immedesimatevi in un avvoltoio, oppure in un lupo...
Il ritorno del grifone (cliccare sulla foto per ingrandirla) non è solo un vezzo nostalgico dei soliti verdi, allora, ma l'anello finale di una catena ancora viva ed attuale che ha legato assieme uomini e ambiente per secoli sulle montagne della nostra dorsale peninsulare. Così, le osservazioni quotidiane delle squadre di spazzini volanti sono ormai spettacolo quotidiano in un ampio fronte montuoso a cavallo tra Lazio e Abruzzo, comprendendo Velino e Sirente, Duchessa, Simbruini, Nuria, Gran Sasso ...
In finale una nota personale. Rincantucciato in un enorme e spinoso (ahia) biancospino e circondato da almeno 18 grifoni che pasteggiavano animatamente attorno a una vacca morta, riflettevo ieri su tre cose tra le altre: 1) ho capito a cosa s'è ispirato Peter Jackson per il sinistro verso dei draghi volanti dei Nazgul nel suo "Signore degli Anelli" (il Collins definisce il verso del grifone "hissing and hoarse grunting notes", cioè più o meno note sibilanti e rochi grugniti); 2) ho individuato anche i grifoni tra le potenziali vittime della ottusa, ancor prima che razzista, politica dell'immigrazione di stampo leghista oggi al governo (niente più immigrati, niente più pastorizia sulle nostre montagne); 3) ho pensato all'Estremadura, ovvio per un fotografo naturalista, ma che pure st'Appennino, però ...