Dalle sue quasi duecento pagine viene fuori con prepotenza, mi è parso, la proverbiale plasticità adattativa di Canis lupus. Spostamenti a nuoto per superare i bracci di mare tra un'isola e l'altra, cacce a ritmo dell'alternarsi di bassa ed alta marea, soprattutto pasti a base di salmoni, balene spiaggiate, persino calamari giganti !, restituiscono del superpredatore un ritratto alquanto diverso dal fantasma delle faggete del nostro Appennino.
Libro piacevole, che ho letto d'un fiato, naturalmente invidioso di un rapporto pressoché quotidiano col lupo che ha fruttato all'Autore l'accettazione del branco - come attestano le troppo poche foto, in B/N, di corredo al volume.