In Italia questo picide, Dendrocopos leucotos il nome scientifico, è presente con la sottospecie lilfordi in Abruzzo e nel Lazio (ed in Puglia nel Gargano, secondo segnalazioni meno certe). Si tratta di uno dei picchi più specializzati, il più raro del Lazio (60-80 le coppie stimate, su circa 300 a livello nazionale), ed è ritenuto un indicatore di habitat forestali maturi. Sui Simbruini, come nei parchi abruzzesi, la protezione delle faggete dai tagli indiscriminati dovrebbe in teoria portare a un incremento numerico di questa esigua popolazione, ma dati certi e dunque tranquillizzanti in tale senso ancora non ve ne sono. Per il momento conforta sapere che quest'uccello è oggetto di studi e monitoraggi, che nel parco più grande del Lazio vengono effettuati dagli stessi guardiaparco con scrupolo e non poche difficoltà soprattutto a causa dell'innevamento agli inizi del periodo riproduttivo.
Una specie perfettamente evoluta (definizione pleonastica, mi rendo conto, l'evoluzione è .. una cosa seria: ma traduce meglio la mia ammirazione) insieme all'ambiente in cui vive: silhouette e portamento "verticali"; barrature del piumaggio in funzione mimetica, con concessione alle esigenze pro-riproduzione (il vertice rosso acceso nel maschio) quel poco che basta; mirabile adattamento di sistema scheletrico e muscolare del cranio per assestare i micidiali colpi di becco e ammortizzare le relative sollecitazioni sull'encefalo, proprio di tutti i picchi; un paio di "ramponi" straordinariamente efficaci...
Nella sottospecie lilfordi l'assenza della vistosa macchia bianca sul groppone, ragione stessa del nome della specie, ha portato gli ornitologi ad assegnargli il nuovo nome di picchio dalmatino. Ma è difficile abituarsi, tanto più se avvistarlo e fotografarlo è un sogno a lungo inseguito che finalmente si avvera !
Ho messo uno degli scatti, ancora caldo di scheda, nella home di giugno come foto del mese.