Il resto del mondo fortunatamente lo ignora, ma la vita del fotografo naturalista è fatta di gioie così. Semplici e piene. Occasioni che sublimano, fissandole in un’immagine, sensazioni di armonia col mondo naturale troppo intense da non far pensare a qualcosa di innato, piuttosto che appreso. Sensore e obiettivo come taccuino e pennello per appuntarsi uno stupore, per disegnare una bellezza.
Per ogni europeo appassionato di natura la Scandinavia è come per Pinocchio il paese dei balocchi. Lei però non tradisce, nemmeno al mattino dopo. Spazi senza confine dove lo sguardo può scorrere sereno su boschi e laghi a perdita d’occhio, l’incontro con gli animali sempre possibile, una luce raramente banale. E in più, il pragmatismo solidale degli scandinavi a rendere tutto – per un italiano - ancora più esotico, più invitante.
Lungi dall’essere una raccolta – stavolta anche letteralmente – di luoghi comuni, ottimamente composto e stampato, il volume è al contrario soprattutto il ritratto intimo della natura “sotto casa”. In questo senso il titolo trova la sua piena giustificazione, laddove indica la personale interpretazione dell’Autore di ambienti naturali poi meta di escursioni quotidiane, perlustrazioni ripetute lungo gli stessi itinerari.
Ecco allora una Svezia carica di pathos, tratteggiata nei suoi tratti più esaltanti che si chiamano luce, acqua, colori. Il rosso autunnale del sorbo e del mirtillo, la grazia funambolica del merlo acquaiolo, i paesaggi onirici come quello di copertina. Ma alla sensibilità, l’approccio della fotografia naturalistica di Vito Dell’Orto sa unire gusto della narrazione e rigore compositivo. I galli forcelli sfiorati dal sole radente sulla cima degli abeti raccontano alla perfezione la magia di un istante, ma anche una storia naturale. Il ritratto alla volpe davanti alla vecchia baita ha il sapore intramontabile di un classico. Le cortecce di betulla a chiusura di volume, l’eleganza leggera di una mattina primaverile.
Quanto ai testi del libro, niente affatto secondari, evitando qualunque retorica accompagnano le fotografie con acume, prosa piacevolissima, finanche misurata ironia. Purtroppo una vera rarità, va detto, nel panorama della divulgazione naturalistica di casa nostra e tanto più se si parla di fotografi.
Dopo i fisici nucleari e i matematici di cui scrivono sempre più spesso i giornali di questo fortunato e sfortunato Paese, insomma, ecco un altro talento italiano emigrato all’estero. Ma, come scrive Vito, la natura è la nostra patria ovunque la troviamo. E pure la “sua” Svezia, allora, è un poco anche nostra.